Conto alla rovescia
Nove giorni
per i rinforzi

di Vincenzo Corbetta
Roberto Boscaglia allarga le braccia: dopo 3 mesi ha ritrovato il Brescia in grave difficoltà
Roberto Boscaglia allarga le braccia: dopo 3 mesi ha ritrovato il Brescia in grave difficoltà
Roberto Boscaglia allarga le braccia: dopo 3 mesi ha ritrovato il Brescia in grave difficoltà
Roberto Boscaglia allarga le braccia: dopo 3 mesi ha ritrovato il Brescia in grave difficoltà

In 9 giorni può succedere di tutto. Si può cambiare il mondo, figurarsi rinforzare una squadra di calcio. Massimo Cellino ha 9 giorni per irrobustire il Brescia e lo farà in 2 modi: con innesti mirati e sfoltendo una rosa chilometrica, che compromette la qualità degli allenamenti settimanali. Troppi calciatori che sanno di essere fuori dal progetto (almeno una dozzina) non possono garantire un impegno adeguato durante la preparazione a chi si misura in partita. Dal primo febbraio toccherà a Roberto Boscaglia e bisognerà più che mai stringersi intorno a lui e alla squadra. La cui involuzione è evidente. Due sconfitte casalinghe consecutive contro avversarie dirette, Ascoli e Avellino, sono gravi. Ma non c’è nulla di compromesso. Piacerebbe vedere i fedelissimi del Rigamonti sempre a sostegno dei biancazzurri soprattutto nei momenti di difficoltà, come nell’ultima mezz’ora di domenica pomeriggio.

INVECE, quando la difficoltà e l’affanno della squadra erano palesi, Mompiano ha voltato le spalle: fischi, nessun coro di sostegno, anche un fumogeno in campo. La pazienza ha un limite, ma uno stadio che diventa una bolgia in un momento del genere di sicuro male al Brescia non fa. Il Brescia, in questo momento, è come un figlio che ha un rendimento scolastico pessimo. E con i figli che non ingranano in classe, che si fa? Si abbandonano a se stessi? Non gli si vuole più bene come quando prendevano 8 o 9? No, si aiutano. Si sostengono, sperando di riportarli a risultati soddisfacenti. Tra poco toccherà a Boscaglia. La speranza è che Cellino, adesso, abbia davvero la massima fiducia in lui. Che al tecnico sia consentito di lavorare serenamente, di ridare alla squadra la sua impronta. Di sicuro nell’estate del 2015, quando accettò la panchina del Brescia non ancora sicuro del ripescaggio in B, operava in condizioni molto più difficili dell’attuale: con una squadra fatta di giovani sconosciuti (Mazzitelli, Embalo, Kupisz, Venuti, Somma) e che Brescia, naturalmente, dava per retrocessa a Natale.

BOSCAGLIA stupì tutti con un gioco coraggioso, estremamente propositivo. Il rodaggio durò le prime 3 giornate, che portarono un punto. Poi il volo fino al massimo, il 4° posto dopo la vittoria in casa sul Cesena (2-1) alla prima di ritorno. Oggi Boscaglia si ritrova una rosa certamente più esperta: quante presenze assommano in A e in B giocatori come Caracciolo, Gastaldello, Furlan, Meccariello? Per non parlare di Minelli, Somma, Edoardo Lancini, Martinelli, Torregrossa. Di sicuro questa rosa, sulla carta, non è più debole del primo Brescia di Boscaglia, che chiuse a metà classifica con 54 punti, senza il minimo problema di salvezza. Adesso, però, qualche puntello serve. Quantomeno per portare una ventata di aria nuova, per ridare un minimo di entusiasmo e di speranza. Ma guai a rimettere in discussione il titolare della panchina: un altro ribaltone battezzerebbe una retrocessione praticamente certa. C’è tutto il tempo per risalire, ripartendo dal primo tempo contro l’Avellino e che ha dimostrato che il Brescia ha attaccanti efficaci (Caracciolo, Torregrossa) se riforniti adeguatamente. Si ricominci da qui. Con nuovi innesti, con Boscaglia saldo in sella, soprattutto con il sostegno incondizionato dei tifosi. In particolare nei momenti di maggiore difficoltà.

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