Sant’Antonio, la
tradizione diventa festa
Nel fine settimana l’alta Valle Trompia offre l’occasione di assistere e magari partecipare con generosità a eventi insoliti, che coniugano antiche tradizioni religiose con gusti e sapori delle feste montanare.
L’occasione è la festa liturgica, che cade domenica 17, di S. Antonio Abate protettore di agricoltori e animali detto «del porsèl» per distinguerlo da quello di Padova («del bambinél»), una delle tradizioni più sentite anche perchè legate al mondo contadino, intorno al quale fino a non molti decenni fa ruotava l’attività economica.
A COLLIO E BOVEGNO in particolare si custodisce una ritualità antica in onore al santo venerato: nelle cascine in montagna si trova ancora la sua immagine sulla porta, all’interno della stalla a difesa di disgrazie e malattie. Al riguardo, tra l’altro tre anni fa è stata stampata una piccola, ma esaustiva brochure sulla tradizione curata dall’etnografo valtrumplino Franco Ghigini aiutato da Bruna Gerardini nella ricerca documentaria, con patrocinio dell’ Ersaf regionale.
A Memmo di Collio, dove l’antica parrocchiale è dedicata appunto al santo, domenica alle 9,30, durante la Messa solenne sarà benedetto il sale portato dagli allevatori all’altare: verrà poi riportato in cascina e sciolto nell’acqua per gli animali ammalati. Alla fine della cerimonia religiosa il parroco don Fabrizio Bregoli, uscito sul sagrato impartirà la benedizione nella direzione dei quattro punti cardinali per bestiame e campi.
A Graticelle di Bovegno, un pugno di case sulle quali svetta il campanile della chiesetta pure dedicata al santo patrono degli animali, come sempre nel giorno esatto della ricorrenza religiosa, domenica alle 10 è prevista la messa. Seguirà nella piazzetta adiacente l’antico incanto a favore della Parrocchia dei beni della terra offerti da tutte le famiglie di Graticelle con battitore, per tradizione secolare il parroco. Quest’anno sarà l’esordio di don Vitton Mea, che ha curato un bollettino straordinario dedicato a Sant’Antonio «uomo buono». Conclude alle 15 la veglia di preghiera. Nei secoli era anche occasione di sosta dalle fatiche dell’agricoltura in montagna. Questa parte è tenuta viva nella vicina trattoria Tiratarde con musica e piatti tipici per tre giorni: trippa e lesso venerdì’ sera, spiedo domenica a mezzogiorno, salame con la panna lunedì sera.