La famiglia e la politica: il teatro le guarda a distanza
Per chi ha una certa età «Avevo un bel pallone rosso» è l’occasione per ripensare una giovinezza vissuta in anni pieni di voglia di cambiamento, ma anche di violenza e dolore. Per ripensare una stagione della nostra storia che abbiamo cercato di rimuovere in fretta. Scritto qualche tempo fa da Angela Demattè, lo spettacolo, presentato al Teatro Mina Mezzadri Santa Chiara in una nuova produzione del Ctb, ripropone la vicenda emblematica di Margherita Cagol, che con Renato Curcio partecipò alla fondazione delle Brigate Rosse con il nome di Mara e morì nel 1975 in uno scontro a fuoco con i carabinieri. Angela Demattè porta in scena una protagonista degli anni di piombo, ma giustamente non fa teatro documento, rivolge invece l’attenzione sul rapporto tra Margherita e il padre, un rapporto non facile per la reciproca difficoltà di comprendere e accettare i diversi valori in cui ciascuno dei due crede. Questa scelta le permette di proporci un duplice sguardo: da una parte c’è la giovane che rifiuta le regole della società e crede di poter essere avanguardia di un processo rivoluzionario, dall’altra l’uomo vecchio che resta attaccato al mondo tradizionale in cui è sempre vissuto. Il dialogo tra il padre e la figlia si fa sempre più difficile, comprendersi diventa impossibile, il sogno di un futuro diverso si scontra con il disincanto per un’impossibile felicità. Il silenzio prende allora il sopravvento, anche se il legame che li unisce non si spezza mai del tutto. La regia di Carmelo Rifici ha affrontato l’argomento con una giusta distanza, scegliendo di non giudicare i personaggi e di non coinvolgere il pubblico in un’adesione emotiva per l’uno o per l’altra. Ci chiede di ascoltare e di riflettere. Su una parete proietta didascalie che scandiscono la successione degli eventi, su un vecchio televisore fa scorrere filmati delle manifestazioni, riproduce con l’uso di telecamera le immagini dei protagonisti, sfuocate dal tempo. Guida gli interpreti verso un pacato realismo cui l’uso del dialetto trentino aggiunge ulteriore sapore di verità e Andrea Castelli e Francesca Porrini sono davvero bravissimi. «Avevo un bel pallone rosso» è uno spettacolo intenso che dice cose necessarie; le repliche proseguono fino all’11 febbraio. Da non perdere. •