La chiatta
non riemerge,
il giallo del carico

di Luciano Scarpetta
A vuoto anche ieri i tentativi di riportare in superficie l’imbarcazione affondata a Gardone RivieraIl pietrame nella stiva immortalato dalle telecamereSono durate quarantotto ore i tentativi di far riemergere la barcaL’imbarcazione preme sulla condotta fognaria gardesana
A vuoto anche ieri i tentativi di riportare in superficie l’imbarcazione affondata a Gardone RivieraIl pietrame nella stiva immortalato dalle telecamereSono durate quarantotto ore i tentativi di far riemergere la barcaL’imbarcazione preme sulla condotta fognaria gardesana
A vuoto anche ieri i tentativi di riportare in superficie l’imbarcazione affondata a Gardone RivieraIl pietrame nella stiva immortalato dalle telecamereSono durate quarantotto ore i tentativi di far riemergere la barcaL’imbarcazione preme sulla condotta fognaria gardesana
A vuoto anche ieri i tentativi di riportare in superficie l’imbarcazione affondata a Gardone RivieraIl pietrame nella stiva immortalato dalle telecamereSono durate quarantotto ore i tentativi di far riemergere la barcaL’imbarcazione preme sulla condotta fognaria gardesana

Tutto da rifare. Anche il secondo tentativo di recupero della bettolina affondata nei giorni scorsi nelle acque antistanti il porto del Casinò di Gardone Riviera trascinando con se la condotta fognaria sublacuale, è andato a vuoto. «Troppo pesante la barca - ha esclamato appena emerso uno degli Operatori Tecnici Subacquei della Athos - Diving di Malcesine -, molto più delle 40 tonnellate che ci avevano detto in precedenza; sarà almeno il doppio».

DOPO LA ROTTURA l’altro ieri delle catene con le quali si era cercato di sollevare il natante affondato, ieri era stato deciso di agganciare non tre ma una decina di palloni di sollevamento da tre tonnellate ciascuno, scegliendo nel contempo catene più consistenti di quelle utilizzate in precedenza. Inutilmente. «Tutto era in ordine e in posizione - commentavano sconsolati i sub sulla battigia - ma la barca non si muoveva di un centimetro». «È sconcertante - incalza il sindaco di Gardone Riviera Andrea Cipani - che nel terzo millennio non si riesca dopo ben due tentativi a spostare una barca di dodici metri da un fondale. A noi, e come a Garda Uno, interessa soprattutto la sicurezza della condotta. Appena saputo l’altro giorno della casuale scoperta (pare siano stati alcuni sub amatoriali domenica a lanciare l’allarme) abbiamo fatto tutto quello che burocraticamente si doveva fare emettendo l’ordinanza contingibile ed urgente nei confronti dei proprietari dell’imbarcazione, avvisando le autorità competenti. Più di così non posso dire - continua - perché la vicenda ha assunto risvolti penali. Domani mattina alle 9 (oggi,ndr) anche l’Autorità di Bacino effettuerà un sopralluogo. Vedremo adesso con Garda Uno come procedere in tempi rapidi a mitigare il pericolo di una rottura delle tubazioni. La priorità è soprattutto questa». La vicenda a questo punto alimenta nuovi interrogativi, a cominciare da che cosa veramente c’è di così pesante nell’imbarcazione e perchè fosse lì. Il piano stabilito dai proprietari del natante affondato (è a loro carico, ricordiamo, l’organizzazione delle operazioni di recupero) con i sub coadiuvati a terra dalle immagini del robot subacqueo dotato di telecamera della Vrm di Toscolano Maderno, era di spostare il natante, quel tanto che bastava per poi far scivolare sopra la condotta fognaria e ricollocarla nella posizione originaria. Adesso? Indisponibili i sub per motivi legati al rispetto delle tabelle di decompressione così come la chiatta con la gru che dovrebbe salpare per altri lavori nel basso lago, per lunedì si stanno studiando altre soluzioni. La prima prevede la demolizione sul fondale dello scafo, la seconda il taglio parziale della poppa proprio nel punto dove preme sulla condotta fognaria, mentre la terza opzione, quella più gettonata, prevede il taglio laterale della bettolina per consentire lo svuotamento di materiale edile che ricordiamo proviene dal cantiere di una villa privata in fase di ristrutturazione attigua alla Torre San Marco. Tolto il pesante carico, la chiatta potrebbe finalmente essere spostata per riposizionare le tubature in profondità. Fino ad ora la conduttura in polietilene «ad alta densità» ha retto la pressione dello scafo, ma fino a quando? È evidente che in una situazione del genere il rischio di cedimenti e fuoriuscite è elevatissimo con danni ambientali inimmaginabili. Ricordiamo che in quel tratto lungo 2,7 chilometri del diametro di 40 centimetri, passano in pressione 90 litri di reflui al secondo per sei ore al giorno, spinti da pompe. Sono i liquami provenienti da Salò che confluiscono a Maderno dove poi raggiungono Torri del Benaco e da lì il collettore di Peschiera.

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