Sotto il salumificio è spuntata
l’antica fornace degli etruschi

di Giancarlo Chiari
Resti archeologici «sottovetro» all’ingresso del salumificioFregi di epoca etrusco-romana
Resti archeologici «sottovetro» all’ingresso del salumificioFregi di epoca etrusco-romana
Resti archeologici «sottovetro» all’ingresso del salumificioFregi di epoca etrusco-romana
Resti archeologici «sottovetro» all’ingresso del salumificioFregi di epoca etrusco-romana

Ci sono voluti quasi dieci anni per costruire i tre piani dell’azienda «Polastrì Maceler», ad Adro, all’innesto di via Risorgimento sulla Sp 12. Ad allungare i tempi è stato un incredibile «imprevisto archeologico»: la scoperta di un antichissimo insediamento produttivo etrusco-romano, quando sono iniziati gli scavi, non ha scoraggiato tre norcini come Angelo Palazzi, che ha iniziato negli anni cinquanta, e i figli Silvano e Ivan, attenti alle tradizioni gastronomiche, quanto alla valorizzazione del passato.

«AVREMMO VOLUTO che il tratto di strada all’ingresso della fornace romana fosse al coperto - ha raccontato Silvano - dentro al negozio anche modificando la pianta del fabbricato ma la soprintendenza che ha scelto la ditta, ha preteso che restasse all’esterno, coperto dal vetro per cui ogni inverno siamo costretti a coprirlo con un tappeto per evitare che i clienti che stanno entrando scivolino».

Segue descrizione: «Questo davanti all’ingresso del nostro negozio sarebbe l’ingresso all’antico complesso produttivo, i due grossi fori allineati nella pietra probabilmente, ci hanno detto, servivano ai cardini delle due ante della porta principale. Questo tratto di strada è solo una parte di quanto è stato scoperto: la parte più interessante e importante è dietro al fabbricato, in corrispondenza della soletta del primo piano. Per gli archeologi che hanno cintato l’area sarebbe la parte superiore di una antica torre che guarda verso le colline e controllava la fornace».

Silvano, che in una vetrinetta ha collocato alcuni fossili, trovati negli scavi con un’anfora, pezzi di tegole e la copia (che ha fatto eseguire partendo dalla foto) di un viso di donna, - simbolo della fornace secondo gli archeologi - avrebbe voluto recuperare almeno la torre: «Quando è stata scoperta - ha raccontato - ho chiesto di continuare gli scavi, anche a nostre spese, ma hanno preferito fermarsi. Ci avevano promesso le foto di quanto trovato, ma non le ho ancora avute: costruendo l’uscita laterale siamo riusciti a trovare le antiche mura in pietra e le abbiamo salvate: ci piacerebbe recuperare l’intero fabbricato e speriamo di riuscirci per valorizzare l’insieme».

Ma c’è dell’altro? «Sono convinto - conclude Silvano - che sotto la collina ci sia un tesoro della nostra storia e per la nostra famiglia che esercita l’antichissima professione dei norcini sarebbe un vanto poterla recuperare. In altri paesi europei una scoperta di questo genere richiamerebbe moltissimi visitatori, noi aspettiamo di poter completare gli scavi: per la Franciacorta far rivivere questa fornace sarebbe un’attrazione in più, ma anche un’occasione per far capire che la cultura e la storia sono una ricchezza importante».

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