Gialli in laguna:
la Venezia «noir»
di Barbarigo

di Franco Bottacini

Una città senza tempo, Venezia; un maturo commissario di polizia, Fulvio Bernardi, chiamato a districare casi complicati; una bella e giovane aristocratica, Ludovica Soranzo. Sono i protagonisti dei due racconti di Giulio Barbarigo, «Un cadavere di mezzo» e «Senza scarpe», che inaugurano la collana «I gialli» della Biblioteca dei Leoni (pp. 239, 12 euro). Il commissario risolve i casi più impegnativi con una logica investigativa tutta sua, poco convenzionale, attingendo al proprio mestiere e confidando nel suo eccezionale fiuto.

Il libro apparentemente aderisce ad alcuni canoni del giallo all’italiana. Ma a Barbarigo piace derogare dalla pedante tradizione letteraria poliziesca nostrana grazie alla simpatica singolarità del suo protagonista e del modo anticonvenzionale di svolgere le indagini.

Entrambi i racconti si svolgono in un ambiente quasi familiare per lo stesso investigatore, perché lo sviluppo delle indagini coinvolge a vario titolo persone a lui prossime o suoi conoscenti. E il teatro delle vicende è sempre il capoluogo lagunare nel quale l’autore, essendo veneziano, si muove a proprio agio e con assoluta plausibilità, conoscendone la topografia più defilata e l’essenza più recondita. Le scene vengono scandite in scorci di una Venezia fuori dai giri turistici e più credibile, «domestica». I passaggi sono scorrevoli, la trama è accattivante e come detto si scosta dagli stereotipi dei gialli all’italiana, pur rispettandone l’humus.

Il primo caso scaturisce dal ferimento di una giovane e misteriosa ragazza, che Bernardi spedisce all’estero fingendola morta. Un escamotage che induce i responsabili del ferimento a scoprirsi. Tutto ruota attorno a due antichissime e (preziosissime o false?) tavolette incise provenienti dalla Mesopotamia che sommuovono l’ambiente degli antiquari veneziani e le sue frequentazioni, tra le quali vi è l’amica del commissario, Ludovica, che viene suo malgrado coinvolta.

Anche il secondo fatto si dipana attorno alle normali frequentazioni del poliziotto, anzi questa volta il caso tocca ancora più da vicino sia lui che la nobile sua amica. Una indossatrice viene trovata morta in un rio della laguna. Morta strangolata. Il giorno dopo stessa sorte per un professore di liceo non più giovane. Anche lui strangolato e abbandonato in acqua. Mistero.

Bernardi scopre che i due avevano prenotato una cabina su una nave pronta a partire per una crociera. Su quella nave anche il poliziotto e Lodovica hanno prenotato una cabina. Ma lui non ha proprio voglia di partire e cerca un pretesto per dare forfait. Il caso dei due omicidi gli viene in soccorso. Bernardi si butta a capofitto nell’indagine, ben contento di lavorare a una vicenda così intricata, pur di non imbarcarsi in quella crociera cui partecipano i noiosi e attempati nobilotti della città. E la pista lo porta proprio sulla nave a bordo della quale lui stesso doveva partire. E anche questa volta il suo intuito e la sua esperienza lo porteranno a risolvere il caso, dall’esito davvero inaspettato.

Barbarigo ha creato un anti eroe simpatico e credibile, in cui di eccezionale c’è solo il suo fiuto di investigatore di razza. Ma basta e avanza per rendere la storia godibile e per legittimare nel lettore l’attesa di altre avventure del commissario veneziano.

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