A caccia di acquatici
con anatre «immortali»

Uno degli anellini manomessi
Uno degli anellini manomessi
Uno degli anellini manomessi
Uno degli anellini manomessi

C’erano persino alcune straordinarie anatre «classe di ferro 1999» nell’elenco dei richiami vivi sequestrati sabato ai gestori di due «sguass» (i campi allagati artificialmente per la caccia da appostamento agli uccelli acquatici) nel cuore della Bassa Bresciana. La «maggiore età» era testimoniata dagli anellini piazzati alle zampe dei volatili, ovviamente manomessi, di anche due taglie in più rispetto a quelle previste per le specie in esame e naturalmente recuperati da altri animali morti oppure piazzati ex novo, ma sempre su esemplari catturati illegalmente.

IL DOPPIO incrocio illegale tra sigilli falsificati, gabbie trappola e finti allevatori di richiami è stato scoperto dai carabinieri forestale di Vobarno a Isorella e a Bagnolo. Nel primo caso la verifica dei militari è partita dall’incontro con una persona titolare di una autorizzazione per la caccia da appostamento, che invece era impegnato in una battuta vagante: era il titolare di uno sguass, e nella sua voliera custodiva 20 alzavole e un fischione identificati da anellini che si sfilavano come guanti. Poco dopo è stata trovata anche la gabbia trappola (non in uso) con la quale probabilmente gli anatidi erano stati catturati, ma nel frattempo è stato convocato sul posto (e denunciato come la prima persona) il presunto allevatore-fornitore e cacciatore amico del capannista, al quale si è risaliti grazie ai numeri di serie degli anelli.

A ISORELLA I CARABINIERI forestali hanno trovato le prime anatre «maggiorenni». Poi hanno fatto il bis a Bagnolo, denunciando stavolta il figlio di un bracconiere già finito nei guai in passato per aver allestito un chilometro di reti da uccellagione nel mais. Nelle pertinenze dello sguass erano detenute 38 anatre da richiamo catturate illecitamente (anche qui alzavole, mestoloni, fischioni e codoni erano finite in gabbie trappola) e «legalizzate» con anellini manomessi per i quali il gestore del sito ha rimediato, tra le altre, anche una denuncia per contraffazione di sigilli.

I due casi sono ancora aperti, perché in entrambi mancherebbe all’appello il registro di carico e scarico dei volatili, la cui assenza comporta da sola una sanzione amministrativa da 3.000 euro, mentre è chiuso quello che si è concretizzato domenica sul territorio di Rezzato.

AFFIANCATI STAVOLTA dai colleghi di Brescia, i militari di Vobarno hanno bloccato tre amici di Bedizzole a caccia in una cava chiusa e recintata, e che avevano abbattuto tre beccacce e una mini lepre.

Nel terzetto c’era anche una persona senza armi: un ex operatore faunistico della Provincia privato della licenza dopo essere stato scoperto ad uccidere le volpi strangolandole nei lacci e aver investito un agente venatorio che lo aveva appena colto sul fatto. P.BAL.

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