Chiusure
domenicali
Brescia si divide

di Marta Giansanti
Il governo intende mettere lo stop o ridurre drasticamente le aperture festive di centri commerciali e negozi
Il governo intende mettere lo stop o ridurre drasticamente le aperture festive di centri commerciali e negozi
Il governo intende mettere lo stop o ridurre drasticamente le aperture festive di centri commerciali e negozi
Il governo intende mettere lo stop o ridurre drasticamente le aperture festive di centri commerciali e negozi

Lo aveva annunciato all’inizio dell’estate e lo ha ribadito a pochi giorni dall’esame dei disegni di legge sulla chiusura domenicale dei centri commerciali e delle attività, previsto per giovedì. «Entro l’anno approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi a centri commerciali con delle turnazioni ma l’orario non sarà più liberalizzato come fatto dal governo Monti causa della distruzione delle famiglie italiane», ha dichiarato domenica il vicepremier Luigi Di Maio dalla Fiera del Levante di Bari. La proposta del Movimento 5 Stelle sarebbe quella di permettere un totale di 12 aperture all’anno, la Lega, invece, le limiterebbe alle sole domeniche di dicembre più altre quattro nei restanti undici mesi. Un progetto che, nelle ultime ore, ha sollevato pareri molto discordanti anche tra i veri protagonisti del settore. «Il ministro Di Maio ha ragione e se riuscisse a far approvare questa legge sarebbe un passo avanti per il nostro Paese. È importante trascorrere le festività con i propri figli ed è giunta l’ora di porre dei limiti a questa sorta di sfruttamento in cui più ci si rende disponibili più si peggiora la propria situazione», commenta Vito Perilli, responsabile del negozio Nervesa nell’Outlet Franciacorta Village.

«IL LUOGO DEPUTATO esclusivamente allo shopping di convenienza -come lo ha definito il center manager Gianluca Rubaga- e di conseguenza maggiormente penalizzato da questa legge. La clientela che intercettiamo è molto differente da quella dei centri commerciali, qui si viene quasi esclusivamente nel tempo libero e quindi di domenica». Un pensiero condiviso da Francesco Annunziata store manager di Fratelli Rossetti secondo il quale «è compito di chi sceglie consapevolmente questo lavoro quello di soddisfare le esigenze di una clientela che nello shopping domenicale riesce a trovare una valvola di sfogo e di relax alla vita frenetica di tutti i giorni». Per i commessi e responsabili dei negozi all’interno del Freccia Rossa e dell’Èlnos, invece, non c’è alcun dubbio ed approvano la chiusura nei giorni festivi ma in maniera regolamentata. «Un cambiamento netto e drastico è impossibile e forse anche controproducente. Trovare un compromesso con aperture stabilite invece sarebbe l’ideale», conferma Giovanni Petriccione della Casa del Guanto. «Due domeniche al mese a turnazione potrebbe essere la soluzione più idonea» ribatte Beatrice Bulgari commessa nel negozio di abbigliamento Original Marines. Ma il rischio della perdita di migliaia di posti di lavoro, denunciata dall’ad di Conad, non dovrebbe essere così grave: «Il lavoro nel week end riguarda specialmente i più giovani e gli studenti universitari capaci di trovare anche altri impieghi», sottolinea Raffaella Susa. Ciò di cui parla, invece, il Governo è garantire che la famiglia torni ad essere unita almeno durante i giorni di festa. «Non possiamo permettere alle errate politiche aziendale di obbligarci a vivere per lavorare. Oggi, chi si occupa di retail, è costretto a lavorare anche durante i giorni festivi. Non ci permettono di avere una famiglia o di seguire i nostri figli nella loro crescita», è lo sfogo di Jessica Ponticelli, responsabile del punto vendita Mixer, condiviso da Simone Giacomelli di Foot Locker: «Non dobbiamo solo pensare alla forza lavoro e al business, fondamentale è la qualità della nostra vita. Inoltre sono certo che la chiusura non decreterà un maggiore sviluppo dell’e-commerce: il dipendente in carne ed ossa fa la differenza. Chi acquista in internet lo fa abitualmente e non perché ne è costretto».

O PERLOMENO l’acquisito online dipende molto dal prodotto che si intende comprare. «Se hai bisogno di provare il capo non puoi rivolgerti alle piattaforme elettroniche, sarai costretta ad aspettare che il negozio riapra», spiega la commessa di Tokuno Shima, Zaira Cipolla. Ma di sicuro sarà una chiusura che comporterà inevitabili cali degli introiti: «Secondo il contapersone di Èlnos si registrano mediamente 600 ingressi ogni domenica e meno della metà nei giorni feriali», afferma la commessa Michela Rozzini certa del fatto che il centro ne risentirà sicuramente.

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