Acqua, stravincono
l’astensionismo
e i «sì»

di Cinzia Reboni
Anche il  neopresidente della Provincia Samuele Alghisi ai seggi
Anche il neopresidente della Provincia Samuele Alghisi ai seggi
Anche il  neopresidente della Provincia Samuele Alghisi ai seggi
Anche il neopresidente della Provincia Samuele Alghisi ai seggi

Alla fine (anche se al computo finale mancavano a tarda notte i due seggi di Polpenazze), come era forse prevedibile, ha vinto l’astensionismo, ma non si è verificata neppure la diserzione di massa dalle urne che il fronte del «no» aveva pronosticato. L’affluenza al referendum sull’acqua non sfonda, anche se come era ipotizzabile senza essere maghi dei sondaggi, il «sì» (208.777), ovvero la richiesta di escludere i privati dalla gestione del ciclo idrico, è stato plebiscitario, attestandosi attorno al 96,64%, in linea con il referendum nazionale del 2011. L’indicazione della consultazione popolare consultiva - senza quorum - è tuttavia «anestetizzata» dal limitato campione di votanti, che non ha superato il 22,31%.

SOLO UN BRESCIANO su cinque si è recato ai seggi, un dato comunque in linea con le aspettative del Comitato Acqua Pubblica che faceva affidamento su una platea di sostenitori potenzialmente ampia, considerato che la richiesta di indire il referendum era stata sostenuta da 55 Consigli comunali in rappresentanza di oltre 300 mila abitanti, un terzo dei 970 mila bresciani chiamati ieri alle urne. All’appello hanno risposto a macchia di leopardo, nel senso che l’andamento è stato disomogeneo. In alcune zone della provincia, dove forse il tema dell’acqua è più sentito, l’affluenza ha fatto registrare picchi superiori al 40%, mentre in altre aree la risposta degli elettori è stata una doccia gelata sulle aspettative del Comitato e della rete di associazioni cattoliche che si sono impegnate nella campagna per il «sì». L’astensionismo è crollato in particolare nei Comuni che hanno ingaggiato una battaglia per conservare la gestione diretta del servizio come Cigole (46,63% il dato di affluenza), l’alta Valcamonica, storico feudo dei Comuni «ribelli» all'ufficio d'Ambito provinciale (45% la media comprensoriale) e Limone (48,11%) che ha fatto ricorso alla Corte Europea per non cedere le chiavi dell'acquedotto ad Acque Bresciane. Segno che le comunità sono soddisfatte del servizio in house. Maglia «nera» della consultazione Villachiara con l’8,02% di affluenza, unico Comune a scendere sotto la soglia del 10%. I Comitati ritengono comunque il risultato un punto di partenza chiave. «L’orientamento della comunità è chiaro, a dispetto dei numeri: l’acqua deve essere gestita totalmente dal pubblico - afferma a caldo Mariano Mazzacani, portavoce del Comitato Acqua Pubblica -. Non c’è controprova che chi non è andato a votare avrebbe barrato la casella del no, anzi pensiamo che la percentuale dei «sì» sarebbe stata altissima se ci fossero stati lo spazio e gli strumenti per informare i cittadini. Invece le istituzioni e molti amministratori hanno boicottato il referendum, facendolo apparire come un esercizio democratico inutile e costoso».

COSA ACCADRÀ ORA? L’esito referendario dovrà essere analizzato. Nessuno ha perso, sia chiaro. Si tratta solo di capire se la volontà popolare avrà la «forza» di azionare un cambio di rotta, portando all’annullamento della gara europea per l’ingresso di un partner privato in Acque Bresciane, come chiesto dai promotori del referendum e da quei 242 mila che ieri hanno votato sì. O se invece l’assemblea dei sindaci continuerà imperterrita la sua marcia verso la gestione «mista».

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