Ballottaggi,
il primo partito
è l’astensionismo

Ballottaggi, il primo partito è l’astensionismo
Ballottaggi, il primo partito è l’astensionismo
Ballottaggi, il primo partito è l’astensionismo
Ballottaggi, il primo partito è l’astensionismo

Desenzano torna al centrodestra, Palazzolo resta al centrosinistra, che si era già aggiudicato Darfo al primo turno, Gussago premia lo spirito indipendente di una lista civica. Ma in tutti i paesi bresciani protagonisti del ballottaggio il primo partito assoluto resta quello del «non voto». Dei 49.577 cittadini coinvolti dal test elettorale amministrativo, la metà è girata alle larghe dalle urne.

L’ASTENSIONISMO ha dilagato a Desenzano, dove la percentuale di affluenza si è fermata al 45,72%. La fuga dai seggi è stata leggermente più contenuta a Gussago, dove la percentuale si è attestata al 52,57%, mentre a Palazzolo ha votato il 58,32%. Complessivamente la media bresciana con il 51,20% è stata appena al di sopra di quella nazionale che ha «galleggiato» sul 46%. In verità, il secondo turno - specie se, come avvenuto stavolta, cade in una domenica d’inizio estate - non ha mai fatto scattare nei cittadini il sacro fuoco elettorale, ma cifre di astensionismo come quelle registrate due giorni fa riaprono la questione della reale rappresentatività popolare dei sindaci appena eletti. Per le regole della democrazia chi non vota non esiste, ma sarebbe un atteggiamento miope da parte dei sindaci freschi di nomina dare il giusto peso del loro consenso. Guido Malinverno governerà Desenzano per i prossimi cinque anni con il mandato di tre elettori su dieci. A Gussago Giovanni Coccoli ha incassato la fiducia di poco meno di un quarto dei cittadini maggiorenni, mentre Gabriele Zanni ha ricevuto la fiducia del 30% della popolazione. Tutte le maggioranze uscite dallo spoglio dei ballottaggi, insomma, rappresentano la minoranza delle comunità, almeno in termini di consenso elettorale.

Un aspetto che obbliga moralmente tutti i neoeletti, al netto delle dichiarazioni di maniera «sarò il sindaco di tutti», ad ascoltare con attenzione la voce di ogni segmento della comunità, anche quelli con cui è più difficile sintonizzarsi per la natura della propria coalizione.

SULLO SFONDO dei risultati dei ballottaggi restano due aspetti solo apparentemente in contraddizione: c’è una sfiducia generalizzata nei confronti dei partiti, ma dove uno dei poli riesce ad aggregare tutte le sue anime vince a mani basse. Emblematico il caso di Desenzano, dove Guido Malinverno, già ampiamente in testa al primo turno, ha ottenuto alla vigilia del ballottaggio l’appoggio esterno di «Fare» e il sostegno dei moderati che l’11 giugno si erano dispersi nel rivolo di altre candidature. Il che ha reso il suo successo schiacciante in termini percentuali. L’aggregazione ai supplementari del centrodestra non ha funzionato invece a Gussago: l’endorsement a scoppio ritardato di Forza Italia (che al primo turno aveva sostenuto Luca Aliprandi) al candidato Stefano Quarena, è stato evidentemente fuori tempo massimo.

In rimonta ha vinto Giovanni Coccoli e il suo modello amministrativo locale «orgogliosamente» lontano dai partiti. Una strategia, quella di smarcarsi dalla politica, adottata in modo raffinato ed elegante da Gabriele Zanni, che senza rinnegare il suo humus «dem», ha preferito correre con una piccola flotta di liste civiche e senza il simbolo del Partito Democratico. Perchè forse all’interno del partito del «non-voto» che ha vinto i ballottaggi, la componente dell’anti-politica rappresenta la maggioranza. R.PR.

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