Abbattimento delle nutrie
Il Piano della Provincia
finisce nel mirino della Lav

Contenimento delle nutrie: sull’efficacia dei sistemi è braccio di ferro
Contenimento delle nutrie: sull’efficacia dei sistemi è braccio di ferro
Contenimento delle nutrie: sull’efficacia dei sistemi è braccio di ferro
Contenimento delle nutrie: sull’efficacia dei sistemi è braccio di ferro

Costosa e inefficace. Addirittura controproducente La Lav boccia la strategia scelta dalla Provincia per contrastare l’invasione delle nutrie. «Tutte le campagne di eradicazione cruente sono fallite e il piano varato nel Bresciano è destinato all’ennesimo flop», rimarca Massimo Vitturi, responsabile Lav Animali selvatici. Il Broletto metterà in campo mille gabbie, 350 volontari addestrati e investirà 600 mila euro con l’obiettivo di eliminare nel triennio 45 mila esemplari, il triplo del prelievo attuale. La nutria è considerata dalla legge 157/92 al pari di ratti e arvicole, inserita nell’elenco delle 100 specie alloctone più dannose, ma la stessa normativa assoggetta il contenimento alle norme sulla caccia. I piani di eradicazione non possono essere redatti dai Comuni e vanno privilegiati i metodi ecologici. In realtà, una volta ottenuto l’ok dell’Ispra, gli enti locali optano sempre e comunque per gli abbattimenti.

«EPPURE, dopo decenni di insuccessi - osserva Vitturi -, dovrebbe essere ormai chiaro che l’eradicazione delle nutrie mediante uccisione, è del tutto inefficace. Se i fucili dei cacciatori incidono sull’aspettativa di vita delle nutrie, gli animali rispondono aumentando la loro riproduzione, arrivando così al paradosso che si è già manifestato con la caccia ai cinghiali, rivelatasi una delle cause della grande proliferazione degli ungulati in tutto il nostro Paese».

«La Provincia sostiene di essersi adeguata alle nuove normative, ma ci sono alcuni punti oscuri - spiega Vitturi -. Il Piano è innanzi tutto minato alla base dall’inconsistenza dei dati. Non c’è contezza di quante nutrie ci possano essere effettivamente sul territorio: si tratta solo di stime, molto probabilmente non aderenti alla realtà».

NELLE NUOVE linee guida presentate dalla Provincia, si stimano circa 200 mila capi in tutta la provincia, più altri 80 mila generati ogni anno, «ma è pura fantasia. Perchè il piano funzioni, le nutrie non dovrebbero aumentare». Ma non è tutto. «La legge nazionale sulla caccia prevede l’uso della doppietta, della carabina e dell’arco: tipologie che prevedono, almeno in due casi, l’uso del porto d’armi - spiega Vitturi -. La Provincia indica la cattura mediante gabbie-trappole e la soppressione sul campo delle nutrie catturate con carabine e fucili ad aria compressa. E, anche se gli incaricati dovranno frequentare un corso, non ci risulta che i volontari abbiano il porto d’armi. Ci potrebbero essere gli estremi per fare ricorso al Tar».

Per la Lav bisogna puntare su mezzi alternativi. «Il futuro è nei sistemi di sterilizzazione, come dimostrato negli Usa con i piani di contenimento dei grandi erbivori - conclude Vitturi -. Siamo all’anno zero, ma da qualche parte bisogna pur cominciare». C.REB.

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