Asia, una cristiana in pericolo

di Gian Battista Muzzi
Asia Bibi rischia la pena capitale
Asia Bibi rischia la pena capitale
Asia Bibi rischia la pena capitale
Asia Bibi rischia la pena capitale

Si tratta di un appuntamento programmato da tempo ma che alla luce del tragico dòmino di preoccupazione innescato dagli attentati di Parigi e dalla persecuzione dei cristiani nel mondo ha conferito alla riflessione un significato più profondo.

Alle 20,30, l’oratorio di Pievedizio ospiterà un incontro sul caso di Asia Bibi. La proiezione del docu-film del regista Carlo Infanti farà da prologo al dibattito fra la psicoterapeuta Elena Corippo, il parroco di Pievedizio don Alessandro Lovati, Roberta Basalari presidente dell’Associazione Rebus e l’avvocato Sergio Ferrari. Asia Bibi è cristiana pakistana, madre di cinque figli, accusata di aver «insultato» il profeta Maometto durante un litigio con due musulmane. È stata condannata a morte per «blasfemia».

La Corte Suprema del Pakistan ha sospeso l’esecuzione in attesa dell’esame di un nuovo ricorso della difesa. Resta da capire se la madre di famiglia, dopo quasi 2500 giorni di carcere sarà liberata in attesa della sentenza definitiva.

L’Osservatore Romano ha osservato che «la vicenda di Asia Bibi sta suscitando un'attenzione spasmodica in Pakistan, polarizzando l'opinione pubblica.

Da un lato ci sono i sostenitori della sua innocenza e dell'incongruità tra accuse e pena, dall'altro i radicali islamici che chiedono una condanna esemplare». Si spera che la mobilitazione internazionale spinga la corte suprema ad annullare la condanna a morte. Ma il verdetto rischia di essere condizionato dal clima di latente intolleranza nei confronti dei cristiani che si respira in Pakistan.

«Non è necessario essere laici devoti o clericali radicali per prendere coscienza del macroscopico fenomeno della persecuzione dei cristiani nel mondo - si legge nella presentazione dell’incontro -. Sono molti i Paesi nei quali migliaia di cristiani perdono la vita per la religione che professano. Anche il Papa Francesco ha denunciato questo martirio collettivo ma la reazione del mondo cristiano occidentale tarda a farsi sentire».

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