Boom di iscrizioni, il «Giardino» in apnea

di Riccardo Caffi
Gli studenti della «Scuola del latte» a lezione in laboratorio
Gli studenti della «Scuola del latte» a lezione in laboratorio
Gli studenti della «Scuola del latte» a lezione in laboratorio
Gli studenti della «Scuola del latte» a lezione in laboratorio

Un «boom» di gradimento difficile da gestire sotto il profilo delle strutture e delle dotazioni didattiche. Uno strategico segmento dell’offerta formativa profondamente legato al territorio bresciano rischia così di perdere l’occasione di un salto di qualità in grande stile. L’impegno dei docenti dell’Iis Giardino di Orzivecchi per il rilancio della scuola specializzata nel settore lattiero caseario ha dato frutto. La sezione staccata dell’Iis per l’Agricoltura e l’Ambiente «Vincenzo Dandolo» di Bargnano di Corzano registra un costante aumento delle iscrizioni, ma nessuno sembra preoccuparsi di adeguare l’edificio alle richieste di studenti e famiglie.

«VOGLIAMO ridefinire il corso di studi per esaltare la vocazione casearia in un territorio caratterizzato da una produzione di latte di quantità e qualità - spiega il direttore Ferruccio Ranieri - e non abbiamo intenzione di respingere anche una sola iscrizione per mancanza di spazi».

La storica Scuola del latte, voluta da Giuseppe Pastori, che nel 1885 lasciava per testamento l’istituzione di una struttura di insegnamento pubblica per l’agricoltura a Brescia, completa di una di caseificio a Orzivecchi, ha bisogno di interventi urgenti.

«Da tre anni abbiamo contatti con la Provincia, cui spetta la manutenzione delle scuole superiori, e con la Fondazione Istituzioni Agrarie Raggruppate, lo Iar, che gestisce i lasciti di Pastori - sbotta Ranieri - A parole sembra tutto risolto, ma sul piano pratico non si muove nulla. Questa scuola è abbandonata, con buona pace di Giuseppe Pastori, che al suo funzionamento ha legato i tanti ettari di terreno che possedeva a Orzivecchi».

L’ultimo intervento eseguito dallo Iar riguarda la rimozione della copertura in amianto. «È ora di agire sulla struttura per adeguare gli spazi interni ed esterni - spiega il direttore - Servono aule, normali, servono bagni, anche per i disabili, per i quali vanno eliminate le barriere architettoniche. Da decenni la scuola non viene tinteggiata». Ai cinque anni di corso dell’Istituto sono iscritti 160 studenti, in otto aule, l’ultima ricavata nella sala insegnanti, trasferita nell’ex stanzetta della portineria.

«L’anno prossimo contiamo di avere 9 classi, anche se non abbiamo più aule - aggiunge Ranieri - Gli iscritti aumentano, perché l’offerta formativa del Giardino trova riscontro sul territorio e perché questa è una scuola viva, grazie soprattutto al laboratorio caseario, che dà la possibilità di fare esercitazioni».

Ma il caseificio voluto dal fondatore non esiste più. Gli studenti conducono le loro esperienze in un locale che la Cooperativa Caseificio Giardino concede in uso alla scuola all’interno dell’impianto per la produzione e la stagionatura del formaggio Grana Padano. La cooperativa assegna inoltre ogni anno alla scuola 50 quintali di latte e fornisce l’energia, il gas e l’acqua per la lavorazione nel laboratorio didattico. Lo Iar vorrebbe finanziare l’allestimento di un laboratorio caseario più ampio ma la partita si giocherà con il nuovo consiglio di amministrazione che sarà eletto in aprile.

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