Cinzia Reboni Un «tesoretto» per restituire al territorio l’aspetto originario, quello che sapeva coniugare il rispetto della natura e della fauna con l’attività venatoria. L’Ambito territoriale di Caccia - Atc Unico di Brescia, che copre 132 Comuni suddivisi in 11 zone - il più grande d’Italia in termini di territorio e di densità di cacciatori - ha stanziato 200 mila euro per interventi di miglioramento dell’habitat e conservazione della fauna selvatica. Un progetto rivolto in particolare al mondo agricolo della Bassa, messo a punto dal Comitato di gestione - di cui fanno parte 10 membri in rappresentanza di cacciatori, agricoltori, Ente nazionale cinofilia italiana, Legambiente, Cai, Comune di Montichiari e Regione -, presentato ieri nella sede dell’Atc di Lograto dal presidente Oscar Lombardi e da Luigi Rizzini, Eugenio Stucchi e Silvio Parzanini. Un mondo, quello venatorio, che conta oggi 14.600 doppiette - «circa 670 in meno rispetto allo scorso anno», sottolinea Lombardi -, che contribuiscono a sostenere le casse dell’Atc attraverso il pagamento della tassa annuale che assicura un gettito di 1 milione e 200 mila euro. «Una parte viene utilizzata per le spese amministrative e per la selvaggina - spiega Parzanini -. Circa 150 mila euro vengono stanziati per il ripristino ambientale, cui si aggiungono quest’anno 50 mila euro “risparmiati“ lo scorso anno». «STAVOLTA ci sono delle novità - annuncia Rizzini -. Proveremo anche ad alternare strisce di erba medica a prato stabile. In questo modo, la selvaggina che si trovava nell’erba medica tagliata, può spostarsi nel prato stabile. É un test: vedremo che risultati potrà dare». «Il nostro obiettivo - aggiunge Lombardi - è rendere autosufficiente la selvaggina, evitando di doverla importare, a costi altissimi, dall’estero. La mentalità dei cacciatori sta cambiando, e lo dimostra anche il fatto che abbiamo limitato la pressione, portando l'attività venatoria a soli 3 giorni la settimana. Il nostro compito è quello di sensibilizzare i cacciatori al rispetto del territorio e delle norme. Un comportamento che passa dalla formazione, indispensabile anche a livello di sicurezza». Sul fronte sanitario, infine, «siamo l’unico Ambito che sottopone il 10% della selvaggina ai prelievi sanitari - spiega Stucchi -. In collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico, vengono prelevati campioni in tutte le zone per avere una mappatura reale della situazione». I benefit saranno destinati alle colture «a perdere», vale a dire quelle portate fino a maturazione e lasciate a disposizione della fauna, al ripristino terrazzamenti e pulizia sentieri, al recupero pozze e fontanili, alla semina di erba medica o alternata con strisce di prato stabile. E ancora, potrà puntare ai fondi chi mantiene il campo di stoppie dopo la trebbiatura, effettua allagamenti temporanei, lascia nei poderi stocchi di mais, o converte il seminativo irriguo in prati stabili. Tra i progetti finanziabili, la messa a dimora di piante con funzione di nidificazione e alimentazione della fauna: in questo caso, il contributo consiste nella fornitura gratuita delle essenze. Le domande vanno presentate entro il 28 febbraio all’Atc Unico di Brescia, tranne quella relativa agli allagamenti temporanei (20 agosto). È inoltre in via di definizione un progetto in collaborazione con l’Ersaf per provvedere alla piantumazione di zone demaniali, stabilita in accordo con i singoli Comuni. •