«Caccia, nell’Atc c’è bisogno di trasparenza»

di P.BAL.
Sotto accusa anche un caso lepri
Sotto accusa anche un caso lepri
Sotto accusa anche un caso lepri
Sotto accusa anche un caso lepri

È una storia difficile quella dell’Ambito territoriale unico di caccia di Brescia. La più grande aggregazione venatoria italiana era già stata commissariata una volta nel 2008, dopo la denuncia di procedure metaforicamente poco chiare nell’acquisto di selvaggina, e adesso siamo al bis: un altro commissario, il bergamasco Davide Brumana, ha preso il posto (per 60 giorni) di quell’Oscar Lombardi eletto come presidente con un solo voto di margine, finito più volte in minoranza e poi sfiduciato dalla maggioranza dei componenti del comitato di gestione ma mai disposto a dimettersi. Se lo avesse fatto, hanno ricordato ieri per la maggioranza che lo ha messo all’angolo Silvio Parzanini (rappresentante delle associazioni ambientaliste), Eugenio Stucchi (rappresentante della Regione) e Luigi Rizzini (esponente degli agricoltori), l’Atc unico avrebbe trovato subito un nuovo presidente evitando tre mesi di stallo proprio a ridosso della stagione venatoria. Così non è stato, e adesso, mentre Brumana potrà occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione, si apre la delicata fase del rilancio. Le diverse realtà rappresentate nel comitato (agricoltori, cacciatori, ambientalisti, Regione e Comune di Montichiari) dovranno indicare i nuovi rispettivi portavoce, e dai membri uscenti arrivano richieste e auspici. In primo luogo l’invito a nominare persone effettivamente appartenenti alle categorie da rappresentare, non cacciatori «mascherati» da agricoltori, e non portavoce del mondo agricolo indicati, come consentito da una norma voluta dalla Regione, dall’Ente nazionale cinofili italiani. Questo per fare in modo che all’interno dell’Atc si assista a una vera mediazione tra interessi diversi nell’interesse generale e prioritario della tutela della fauna e del territorio. Quell’interesse generale richiamato della legge quadro 157 del ’92, che prevede che gli Atc incentivino per esempio il mondo agricolo finanziando ripristini ambientali e miglioramenti del territorio capaci di aiutare la riproduzione naturale della fauna, coinvolgendo gli agricoltori nella gestione dei progetti e nella sorveglianza ambientale. PECCATO che, mentre destina mediamente 150 mila euro annui ai miglioramenti ambientali, l’Atc unico ne spenda circa 700 mila per acquistare ogni anno lepri e fagiani la cui popolazione poi viene «consumata» in pochi giorni di caccia. Serve una inversione di rotta, hanno affermato Parzanini, Stucchi e Rizzini, e magari anche un taglio dei costi della faraonica sede di Lograto. E serve trasparenza, mentre nella gestione Lombardi si è assistito, affermano, alla presentazione di bilanci fumosi e alla difficoltà di accesso ai dettagli dei conti, così come al prolungamento fuori dalle regole del costoso incarico professionale a un tecnico faunistico, e all’avallo di un suo piano di studio sulla riproduzione della lepre del costo di 76mila euro in 4 anni quando esistono già esaurienti e gratuiti studi universitari sul tema. •

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