Cava Verde, un cappotto green per i rifiuti

di Valerio Morabito
Le ruspe sono entrate in azione sul cumulo di rifiuto stoccati nella Cava Verde a Montichiari Nell’operazione di capping  saranno investiti 5,6 milioni di euro
Le ruspe sono entrate in azione sul cumulo di rifiuto stoccati nella Cava Verde a Montichiari Nell’operazione di capping saranno investiti 5,6 milioni di euro
Le ruspe sono entrate in azione sul cumulo di rifiuto stoccati nella Cava Verde a Montichiari Nell’operazione di capping  saranno investiti 5,6 milioni di euro
Le ruspe sono entrate in azione sul cumulo di rifiuto stoccati nella Cava Verde a Montichiari Nell’operazione di capping saranno investiti 5,6 milioni di euro

Stavolta le polemiche sono state costruttive. Dal rovente dibattito attorno alle modalità di «sepoltura» della discarica Cava Verde di Montichiari è scaturita una soluzione ad alto tasso «green» destinata a diventare un modello soprattutto in una zona costellata di cimiteri di rifiuti. Le opere di chiusura definitiva del bacino sono iniziate in questi giorni. Le ruspe sono entrate in azione per portare a termine un intervento di messa in sicurezza che costerà 5,6 milioni di euro. Il tortuoso iter iniziato un anno fa è giunto dunque a un positivo epilogo. Il pressing del Comune ha convinto A2A a coprire la discarica con materiale vegetale e agricoli e non più, come previsto, con il deposito di scarti di acciaieria, miscele di materiali fini provenienti dal lavaggio di inerti di cava e altri prodotti con la previsione di un contenuto variabile di Pcb. Contro l’originale progetto si erano schierate anche Legambiente Montichiari e il Comitato Sos Terra. Le associazioni ambientaliste avevano segnalato che la modifica della classificazione urbanistica del sito avrebbe fatto innalzare la concentrazione massima di Pcb. In sostanza si sarebbe trattata dell'ennesima beffa per Montichiari ribattezzata la pattumiera d’Europa. LE OPERAZIONI di copertura della discarica «Cava Verde», poco prima dell'inizio dell'estate, erano state sollecitate anche dai gestori del sito che avevano depositato una relazione in Comune, in quanto si erano verificati «fenomeni di franamenti che hanno fatto strabordare i rifiuti, oltre la quota concessa». Alla luce di questa situazione, A2A ha presentato in Provincia una modifica non sostanziale per la chiusura e futuro ripristino del sito. Stando alla relazione dei tecnici, «30 centimetri di conglomerato bituminoso di cava sono franati in diverse parti dell'impianto e ciò ha comportato, in alcune zone, un innalzamento volumetrico rispetto al progetto autorizzato nel corso degli anni». Come se non bastasse, in alcune zone di Cava verde, «sono riaffiorati rifiuti». Per questo motivo A2A aveva chiesto (ed ottenuto) di intervenire in tempi brevi, anche per evitare un ulteriore problema che da queste parti conoscono sin troppo bene. Ovvero, se non fossero stati avviati i lavori e le procedure di messa in sicurezza per tempo, ci sarebbero potuti essere «impatti olfattivi dovuti alla movimentazione dei rifiuti». Ora le ruspe metteranno per sempre in sicurezza il sudario di rifiuti. •

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