Colpo di scena nel
caso Macogna. Tre
sindaci rinunciano al ricorso

di Cinzia Reboni
Nella discarica Macogna è iniziata la rimozione dei rifiuti «sospetti»
Nella discarica Macogna è iniziata la rimozione dei rifiuti «sospetti»
Nella discarica Macogna è iniziata la rimozione dei rifiuti «sospetti»
Nella discarica Macogna è iniziata la rimozione dei rifiuti «sospetti»

Nella battaglia a colpi di carte bollate contro la Macogna, Cazzago è rimasto da solo in trincea. Rovato, Travagliato e Berlingo si sono smarcati dal fronte che avrebbe dovuto impugnare davanti al Consiglio di Stato la sentenza del Tar che nella sostanza ha autorizzato l’attività di discarica nella cava esaurita.

IL COLPO DI SCENA arriva proprio mentre entrano nel vivo le operazioni di smaltimento del materiale finito sotto la lente della procura per le alte concentrazioni di molibdeno. Anche se parte del sito destinato a smaltire 1,35 milioni di metri cubi di rifiuti resta sotto sequestro, la bonifica degli scarti «sospetti» rappresenta un altro passo avanti verso la riapertura della Macogna. Ma il sindaco di Cazzago non si arrende. «Sono deluso e amareggiato, ma non intendo rassegnarmi - osserva Antonio Mossini -. Non voglio lasciare nulla di intentato per tutelare la salute dei cittadini e non posso mollare proprio adesso. Peccato che il fronte dei sindaci si sia sgretolato - continua Mossini -, perchè il peso di quattro Comuni sarebbe stato maggiore, invece siamo stati abbandonati a noi stessi. Quella di rinunciare a impugnare il verdetto del Tar è una scelta inspiegabile, ma che non voglio commentare. Dico soltanto che, anche se il ricorso al Consiglio di Stato peserà economicamente sul Comune di Cazzago, potremo alla fine affermare di aver fatto tutto il possibile per dire no alla discarica Macogna».

Offre un’altra chiave di lettura alla decisione di non opporsi al Consiglio di Stato il sindaco di Berlingo, solido punto di riferimento nell’opposizione alla discarica. «Cazzago ha una posizione diversa dagli altri tre Comuni, ci sono motivazioni e ragioni diverse che sono emerse nell'ultimo incontro - osserva Cristina Bellini -. Ci siamo confrontati con il nostro legale che ha seguito la sentenza di primo grado e abbiamo ritenuto non opportuno presentare il ricorso. Allo stato attuale il Tar parla apertamente ed esclusivamente di discarica di inerti, quindi non c'è il rischio di inquinamento della falda che era e resta la nostra principale preoccupazione». Se le autorizzazioni concesse alla Drr non saranno ampliate, insomma, ci sono spiragli per una pacifica convivenza fra discarica e territorio.

«L'importante è che la situazione resti cristallizzata», precisa Cristina Bellini facendo chiaro riferimento alla richiesta della Drr di triplicare l’eluato così da ampliare la gamma di rifiuti trattati. «Il Tar - prosegue il sindaco di Berlingo - ha evidenziato tutte le criticità dell'area, e ogni attività ulteriore rischierebbe di compromettere il territorio. Non siamo tranquilli, sappiamo che l'azienda ha presentato la richiesta di deroga alla Provincia, che terremo ovviamente sotto pressione».

Cristina Bellini precisa che «la battaglia non è finita, abbiamo solo cambiato strategia, processuale ed economica. Abbiamo ritenuto opportuno rinunciare al ricorso, destinando le risorse in modo migliore».

Più prosaica l’analisi del sindaco di Rovato. «Il ricorso al Consiglio di Stato sarebbe stata una strada costosa e dai risultati incerti e scarsi, visto che il pronunciamento dal Tar ha “disarmato“ i Comuni - afferma Tiziano Belotti -. La nostra attenzione si sposta sulla Provincia: deve dare risposte urgenti sul destino della Macogna: e stavolta dovranno essere risposte chiare».

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