Coltellate mortali al patrigno «Non so perchè lo ho ucciso»

di Mario Pari
Carabinieri a Fiesse durante le prime fasi delle indagini FOTOLIVE Sebastian Stepinski
Carabinieri a Fiesse durante le prime fasi delle indagini FOTOLIVE Sebastian Stepinski
Carabinieri a Fiesse durante le prime fasi delle indagini FOTOLIVE Sebastian Stepinski
Carabinieri a Fiesse durante le prime fasi delle indagini FOTOLIVE Sebastian Stepinski

Tecnicamente sono state dichiarazioni spontanee. Sostanzialmente, si sono susseguiti i «non ricordo». Sebastian Stepinski, 45 anni ieri mattina, assistito dall’avvocato Paolo Rossi, del foro di Cremona è stato sottoposto all’interrogatorio di convalida dell’arresto. LUNEDÌ POMERIGGIO, nell’abitazione di Fiesse in cui viveva con la famiglia, ha ucciso il patrigno Marino Pellegrini. «Non ricordo se ho usato le forbici o un coltello. Non so perchè lo ho ucciso», ha detto ieri al giudice per le indagini preliminari Carlo Bianchetti. Sebastian Stepinski ha invece ricordato la questione delle birre, quella che nell’interrogatorio cui è stato sottoposto dal pm Ambrogio Cassiani, si sarebbe rivelata scatenante nella terribile vicenda accaduta lunedì a Fiesse. Il 45enne nell’interrogatorio davanti al magistrato avrebbe detto d’aver colpito perchè «se lo meritava», perchè il padre adottivo avrebbe detto alla madre che lui aveva bevuto cinque birre, mentre erano state solo tre. Due birre e undici fendenti. La deposizione spontanea, quindi senza domande poste dal giudice, si è protratta per alcuni minuti. L’interrogatorio, verbalizzazione inclusa, è durato circa mezz’ora. Nessuna misura cautelare alternativa è stata chiesta per l’indagato che una volta terminato l’interrogatorio di convalida e rimasto con il legale è scoppiato in lacrime. Sin dalle fasi successive all’arresto del resto si era reso conto della gravità del gesto commesso. ORA, per Sebastian Stepinski si pongono in ogni caso questioni delicate. Il primo passo, da parte della difesa, a quanto si è appreso, dovrebbe essere la richiesta di una perizia psichiatrica. Questo dovrebbe rappresentare il presupposto per poi chiedere una misura diversa dalla custodia cautelare in carcere. Una struttura diversa in sostanza, dove il 45enne possa essere seguito sulla base dei problemi di natura psichiatrica che lo affliggono e che da tempo sono emersi. Ma anche in merito alla perizia sarà il gip a doversi pronunciare. Dal punto investigativo, invece, la vicenda sembra avere davvero poco da aggiungere a quanto già emerso, tra patologie in atto e liti e discussioni pregresse tra la vittima e l’omicida. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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