Contributi evasi
e 500 milioni
nascosti al fisco

di Mario Pari
Ancora l’edilizia al centro di una indagine condotta dalla Guardia di Finanza che ha scoperto contributi non versati e redditi sottratti al fisco
Ancora l’edilizia al centro di una indagine condotta dalla Guardia di Finanza che ha scoperto contributi non versati e redditi sottratti al fisco
Ancora l’edilizia al centro di una indagine condotta dalla Guardia di Finanza che ha scoperto contributi non versati e redditi sottratti al fisco
Ancora l’edilizia al centro di una indagine condotta dalla Guardia di Finanza che ha scoperto contributi non versati e redditi sottratti al fisco

Un esercito di almeno 10 mila lavoratori combatteva nella giungla delle ritenute e dei contributi contro un «nemico» che non sapeva d’avere: i propri datori di lavoro. E un loro consulente. Figura che in questo tipo di indagini della Guardia di Finanza non manca mai. Stavolta i numeri sono davvero quelli di una guerra dichiarata alle frodi fiscali nel settore dell’edilizia. Ed è evidente che si tratta di una sfida all’illegalità in cui è stata appena vinta la prima battaglia. Il lavoro per debellare completamente il fenomeno si annuncia ancora molto lungo e complesso, ma certamente il compito svolto dalla tenenza della Guardia di Finanza di Manerbio, guidata dal luogotenente Nunzio Cerbone, è stato enorme (anche perchè è durato alcuni anni) e il risultato non è rappresentato soltanto dall’aver scoperchiato la posizione contributiva «fantasma» di 10 mila lavoratori: sulla bilancia finiscono anche 500 milioni di euro sottratti alla tassazione e ben 97 indagati.

L’inchiesta è già chiusa, ma è nella fase in cui chi è indagato ha la possibilità di chiedere d’essere interrogato per fornire la propria versione dei fatti ed eventualmente respingere gli addebiti. Al momento, però, la verità che scaturisce dalle indagini delle Fiamme Gialle è quella di «Grey work», il nome dato all’operazione che vuole far capire come il lavoro non era regolare e neppure in nero. Grigio, semmai. Perché quelle buste paga riportavano il versamento di contributi che non risultano essere mai avvenuti. Grigio come la zona in cui si muoveva chi, a differenza dei professionisti onesti, aveva pensato di fronteggiare la crisi dell’edilizia giocando sui crediti d’imposta. Delle 97 persone denunciate 41 sono risultate completamente sconosciute al fisco. Nella maggior parte dei casi si tratta dei prestanome, non di rado anziani nullatenenti. La mente dietro l’organizzazione era un commercialista residente in Franciacorta, nella zona di Erbusco, e che, appunto, costituiva le imprese edili intestate a prestanome nullatenenti. Questi, ricorrendo a crediti Iva inesistenti, riuscivano ad evitare il pagamento di ingenti somme, a titolo di ritenute Irpef e di contributi previdenziali e assistenziali.

TALI IMPRESE avevano vita breve: duravano qualche mese, poi la contabilità veniva distrutta e le cariche sociali venivano trasferite a persone irreperibili. Per smantellare una simile organizzazione sono stati eseguiti perquisizioni, appostamenti e osservazioni, con accertamenti bancari su oltre 400 conti correnti. Un lavoro immane. Ma alla fine sul campo sono rimasti, tra l’altro, quei 500 milioni di euro sottratti alla tassazione ai fini delle imposte dirette e dell’Iva e gli omessi versamenti di ritenute e contributi ad oltre 10 mila lavoratori. Vittime di una guerra che la Guardia di Finanza ha dovuto scoprire prima ancora di combattere.

Suggerimenti