Da Brescia al Piemonte sulle tracce del Bramaterra

di E.Z.
Michele Boselli e Francesca Montà
Michele Boselli e Francesca Montà
Michele Boselli e Francesca Montà
Michele Boselli e Francesca Montà

Quando riusciamo a vedere la bellezza, essa è sempre perduta. Meglio allora provare ad assaporarla un attimo prima che si riveli, mentre giace ancora sottoterra, preziosa come un tartufo, a un palmo di mano dal visibile. Un po’ com’è quel lembo d’Alto Piemonte che si staglia tra Novara, Biella e Vercelli, dove tutto scorre con lentezza, dando tempo al tempo, respiro al duro lavoro, agio al flusso delle stagioni, perché regalino frutti pregiati. Fra questi, il vino d’elezione locale: il Bramaterra, concentrato d’identità territoriale in riflessi d’uve Nebbiolo. Vecchio lupo piemontese, Mario Soldati, lo definì «formidabile, potente, gustoso, pieno, di un amaro integro, piacevolissimo». Diventato Doc nel 1979, dal 1999 - prima annata imbottigliata - Bramaterra è anche il simbolo della cantina «La Palazzina» di Leonardo Montà, che assieme al figlio Paolo si occupa di tutte le fasi della produzione. Scolpita in un meraviglioso edificio seicentesco (i cui profili compaiono sulle etichette), si distende attraverso 5 ettari di terreni minerali da una parte e sabbiosi dall’altra, nel cuore del comune di Roasio. Ed è proprio lì che qualche anno fa, complici destini incrociati, Michele Boselli ha iniziato ad affondare le sue radici bresciane. Classe ’83, nato a Orzinuovi, il suo impegno nell'azienda «La Palazzina» si è progressivamente intensificato: «Io e Francesca - l’altra figlia di Leonardo, sua compagna anche nella vita - abbiamo deciso di dare il nostro contributo all’azienda e nel 2015 abbiamo comprato una piccola vigna nella frazione di Casa del Bosco, comune di Sostegno. Un piccolo investimento nell’ottica di aumentare la produzione dell’azienda, che attualmente è piuttosto contenuta, tra le 5mila e le 8mila bottiglie all’anno, senza forzature. Francesca e io ci occupiamo soprattutto della comunicazione». Oltre al Bramaterra, «La Palazzina» produce il Coste della Sesia, doc dal ’96: un vino figlio delle zone collinari comprese tra i fiumi Dora Baltea e Sesia. «Qui la vite è presente dall’età romana. Quando Plinio il Vecchio parla di un vitigno “Spionia“, con tutta probabilità si riferisce alla Spanna, conosciuta come Nebbiolo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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