Dai canunsèi all’oca, cresce la voglia di buono

Due settimane di degustazione dei canunsèi a Castelcovati
Due settimane di degustazione dei canunsèi a Castelcovati
Due settimane di degustazione dei canunsèi a Castelcovati
Due settimane di degustazione dei canunsèi a Castelcovati

Chiude i battenti sotto il segno dell’oca la Sagra di S. Antonio a Castelcovati. Domenica scorsa dopo due settimane di festa, si è chiusa una decima edizione trionfale per gli organizzatori, Comune e oratorio, in termini di partecipazione. La novità è che al primo piatto protagonista dei canunsèi, con denominazione comunale dal 2011, si è affiancato ora un secondo piatto altrettanto autorevole e autoctono come l’oca. Il sindaco Camilla Marini Gritti, tra i tavoli a servire assieme al marito Giuliano e a oltre trenta volontari straordinari per impegno e devozione alla sagra, ha commentato con toni entusiastici l’apprezzamento dell’«oc sfrisit», ovvero dell’oca cucinata secondo un’antica ricetta locale: passata in padella, cotta nel suo grasso, e servita con la polenta. Una ricetta antichissima, che cambia solo per la conservazione delle carni, un tempo nelle cosiddette «ule», gli orci in cui erano conservate dal loro grasso, oggi da comodi ed efficienti frigoriferi. Un azzardo pensare a una nuova De.Co.? «No, non escludiamo nemmeno questo: chissà - dice il primo cittadino - che per la prossima edizione non possa essere istruito un disciplinare di cucina come per i canunsèi. Io credo molto nella cucina come espressione della cultura di un popolo e questa festa non ha nulla di banale: ok le patatine fritte, ma senza tradizioni saremmo una festa insipida. Ecco perché nel nostro menù sono comparse ricette antiche come quella di magro dei canunsèi e l’oc sfrisit, oltre alla trippa, cucinata pure questa secondo antica ricetta». • M.MA

Suggerimenti