Discariche mai
bonificate, in 5
a processo

L’ex cava Bicelli è una delle tre discariche al centro del processo
L’ex cava Bicelli è una delle tre discariche al centro del processo
L’ex cava Bicelli è una delle tre discariche al centro del processo
L’ex cava Bicelli è una delle tre discariche al centro del processo

Mario Pari

Quelle tre cave dismesse trasformate a Vighizzolo in discariche abusive erano già finite sotto la lente della Commissione bicamerale d’inchiesta Ecomafie per i ritardi nelle bonifiche attese dal 2001. Ora la mancata messa in sicurezza dei siti din cui dagli anni Ottanta sono stoccate montagne di rifiuti speciali, è costata il rinvio a giudizio di cinque persone con l’accusa di abuso d’ufficio.

A processo -la prima udienza è stata fissata per il 17 gennaio 2017 - sono finiti gli ex sindaci di Montichiari Gianantonio Rosa ed Elena Zanola, che guidarono il Comune negli anni in cui si sarebbe dovuto perfezionare il contenuto dell’accordo stretto con la ValsEco incaricata delle bonifiche delle discariche. INsieme a loro saranno giudicati tre amministratori della Systema, l’evoluzione della denominazione sociale della ValsEco: si tratta di Candido Saioni, di Giancarlo Merici e di Manlio Cerroni, patron dell’ex megadiscarica di Malagrotta nella Capitale, già coinvolto due anni fa in un’inchiesta su presunti illeciti legati alla gestione e smaltimento dei rifiuti a Roma.

Il rinvio a giudizio (Elena Zanola deve rispondere anche di omissione d'atti d'ufficio) è arrivato ieri al termine dell’udienza preliminare.

IL GUP ha disposto il non luogo a procedere relativamente all'ipotesi di reato di disastro ambientale. L’inchiesta ha preso il via tre anni fa dopo l'esposto di un cittadino di Montichiari che lamentava un tanfo insopportabile a Vighizzolo, frazione da tempo immemorabile alle prese con le molestie olfattive.

L’attenzione degli inquirenti si è concentrata sulle ex cave Baratti, Accini e Bicelli, mai bonificate nonostante gli accordi fra Comune e società. Proprio quell’accordo e le modalità con cui a più riprese era stata rinviata l’operazione di messa in sicurezza dei rifiuti sono stati al centro degli accertamenti del pm Eliana Dolce. Sullo sfondo si staglia la delicatissima situazione ambientale di Montichiari, territorio con il più alto rapporto europeo fra rifiuti stoccati e abitanti: quattrocentoquaranta metri cubi di scarti pro-capite. Una situazione talmente delicata da suscitare l’interesse anche della Commissione d’inchiesta bicamerale sulle Ecomafie. Più di una volta, inoltre, della zona si è parlato, anche a livello nazionale, come della «terra dei fuochi 2».

Il processo sarà chiamato a far luce su uno dei temi che maggiormente contraddistinguono il dibattito ambientale nella provincia di Brescia: lo smaltimento dei rifiuti, anche derivanti dalle altre province.

RIMANE il fatto, ed è comprensibile, che per le difese un importante risultato è stato pervenire al non luogo a procedere nei confronti dei propri assistiti, con riferimento all’ipotesi di reato di disastro ambientale.

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