Dopo 32 anni Rosanna chiude

Rosanna dietro al bancone del suo negozio di Longhena
Rosanna dietro al bancone del suo negozio di Longhena
Rosanna dietro al bancone del suo negozio di Longhena
Rosanna dietro al bancone del suo negozio di Longhena

Gli ultimi scambi di battute con i clienti, l’ultima confezione di biscotti da insacchettare, l’ultimo scontrino da battere. Poi la saracinesca del negozio si abbasserà per sempre. Dopo 32 anni nel cuore di Longhena la bottega di Rosanna va in pensione. Una decisione meditata a lungo, sofferta, ma inevitabile. «È il momento giusto - sospira la Rosy -. Da mesi ormai avevo deciso che il 31 dicembre di quest’anno sarebbe stato l’ultimo giorno. Mi pesa, certo, ma non mi mancheranno le cose da fare. Ho la casa, la famiglia, i fratelli. Siamo in cinque. E poi stare con le mani in mano non mi riesce proprio». Anche se il cuore pesa, inutile nasconderlo; 32 anni sono una vita. I ricordi si affollano, tra clienti che entrano ed escono commentando increduli la notizia della chiusura, e gli occhi lucidi tradiscono le emozioni. «Il giorno in cui ho aperto? Era il 4 febbraio del 1985. C’era stata la grande nevicata e fuori dalla finestra avevo la neve alta un metro e mezzo». Da allora l’alimentari di Orsolina Mangiavini - per tutti, da sempre, Rosanna - non è stato soltanto un negozio per la piccola Longhena (600 anime): davanti a quel bancone sono passate centinaia di storie, di volti, di bambini affamati di pizzette e di brioches dopo la partitella al campetto delle Acli, di mamme in ansia per la cena, di operai con la tuta sporca di olio e il pacchetto delle sigarette vuoto. «È difficile - ammette infine la bottegaia - E la cosa che più mi fa soffrire è il fatto che nessuno abbia voluto rilevare l’attività. Nessuno. Questa licenza ha un secolo, è un peccato che debba finire così». Si abbassa una saracinesca, un’altra in un piccolo paese, e si chiude un’epoca. • LU.CA. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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