«Fabio, Sergio e Guido sono sempre tra noi»

di Milena Moneta
Il vescovo Pierantonio Tremolada ha celebrato la messaLa cerimonia per ricordare i tre volontari, Fabio, Sergio e Guido
Il vescovo Pierantonio Tremolada ha celebrato la messaLa cerimonia per ricordare i tre volontari, Fabio, Sergio e Guido
Il vescovo Pierantonio Tremolada ha celebrato la messaLa cerimonia per ricordare i tre volontari, Fabio, Sergio e Guido
Il vescovo Pierantonio Tremolada ha celebrato la messaLa cerimonia per ricordare i tre volontari, Fabio, Sergio e Guido

«Grazie, venticinque anni fa, Fabio, Sergio e Guido, nascendo a nuova vita, ci lasciarono il compito di continuare la missione iniziata, con le stesse motivazioni e con la stessa dedizione, traendo ispirazione dal loro esempio e invitandoci a ricercare nel senso della loro vicenda la forza e le energie per continuare ad operare sulla strada che hanno tracciato». Sono le parole pronunciate ieri a Ghedi da Luciano Dabellani, presidente del «Gruppo 29 maggio ‘93». IL PROSSIMO 29 maggio, martedì, saranno infatti passati 25 anni dall’eccidio di Gornji Vakuf, in Bosnia, dove persero la vita Sergio Lana, Guido Puletti, Fabio Moreni, partiti da Ghedi per portare aiuti umanitari alla popolazione della ex Jugoslavia martoriata dalla guerra. E Ghedi non li dimentica, non solo per la lastra in marmo circondata di fiori ed erba posta nella piazza Roma che ne ricorda quotidianamente il sacrificio, ma soprattutto per il «Gruppo 29 maggio ’93» fondato per mantenerne vivo il ricordo e perpetuare il loro impegno di solidarietà verso i più deboli e chi soffre. Così ieri si è tenuta la commemorazione nella Casa della Misericordia, in via dei Muratori 13, costruita e fondata insieme ad altri due gruppi, la cooperativa sociale Sergio Lana e la cooperativa sociale don Pierluigi Murgioni. Alle 18 è stata celebrata una messa dal vescovo Pierantonio Tremolada. Insieme a lui c’erano anche don Mario Morandini, parroco di Ghedi, don Armando Nolli, don Angelo Mosca, soci fondatori del «Gruppo 29 Maggio», don Adriano Dabellani, parroco di Gussago, don Alberto Mangili della Fondazione «Fabio Moreni» di Cremona. Al termine della messa, il salone polifunzionale della struttura è stato intitolato a don Mario Bellini, originario di Calvisano, missionario per cinquant’anni in Argentina. C’è stata poi la visita agli ampi spazi a disposizione per le attività e alla mostra, qui allestita dalla associazione, sui migranti «Culture d’altrove». Intanto non cessano gli intensi impegni dei volontari a livello locale e internazionale, a cominciare dal recupero alimentare, distribuito alle famiglie bisognose (656 pacchi famiglia, nel 2017), mentre 1.416.932 di chilogrammi di frutta, verdura e alimenti sono stati girati ad altre associazioni insieme a oltre 16 mila chilogrammi di indumenti, materiale sanitario, prodotti per l’igiene, proseguendo per l’inclusione sociale di bambini penalizzati per essere nati in una famiglia che non ha risorse economiche, per arrivare agli aiuti ai Paesi poveri. «In questi 25 anni molto è cambiato nelle modalità di approccio ai problemi e negli spazi operativi della nostra Associazione - ha concluso Dabellani - non è cambiata però l’ispirazione originale: andare incontro al povero ed occupare le periferie esistenziali. Allora avevamo una guerra vicino alla nostra casa e abbiamo fatto tutto quanto era possibile fare, per quelle popolazioni, oggi siamo ancora qui, dalla parte delle vittime di scelte politiche ed economiche che non vanno nella direzione della tutela della vita degli uomini e del creato». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti