Gli anziani senza più ricordi
trovano una casa a Quinzano

di Riccardo Caffi
Quinzano: una immagine natalizia della Casa di riposo
Quinzano: una immagine natalizia della Casa di riposo
Quinzano: una immagine natalizia della Casa di riposo
Quinzano: una immagine natalizia della Casa di riposo

Uno degli effetti collaterali dell’innalzamento dell’età media è rappresentato purtroppo dall’aumento delle demenze senili. Un problema innanzitutto umano, ma anche sociale e sanitario, che a Quinzano hanno deciso di affrontare concretamente; offrendo un supporto alle famiglie investite da un evento così importante.

COSÌ, IL COMUNE ha voluto avallare e sostenere accollandosi un quinto della spesa prevista l’idea della Fondazione casa di riposo «Villa Giulio Padovani», che sta per realizzare nella propria struttura di via Laura Aceti un nuovo Centro diurno integrato (con la Rsa) destinato ad accogliere i malati di Alzheimer.

La giunta del sindaco Andrea Soregaroli ha assegnato centomila euro a questa operazione, mentre l’investimento complessivo ne richiede 500 mila. Il progetto promosso dal Cda della Fondazione presieduto da Ettore Pinelli, con l’obiettivo di rispondere alle tante richieste di aiuto che arrivano dal territorio, viene sviluppato in collaborazione con Giuditta Galli, assessore al Bilancio, e con la collega responsabile dei Servizi sociali Serena Filini.

Il nuovo Centro diurno potrà ospitare fino a 15 persone privilegiando naturalmente i residenti a Quinzano, che potranno inoltre contare sulla riserva di 3 posti e su uno sconto sulla retta giornaliera, da definire prima dell’inizio dell’attività. I lavori dovrebbero iniziare tra pochi mesi e durare non più di un anno: al termine, lo spazio di accoglienza dovrebbe aprire i battenti con un orario diurno distribuito su 5 giorni per 40 ore settimanali; oppure su 6 giorni per 48 ore a settimana.

Fondazione e Comune hanno pensato a una struttura appositamente progettata per i malati di Alzheimer e annessa alla Rsa per sfruttare le professionalità del personale che ci lavora facendo sinergia anche in termini economici. È stata pensata per persone alle prese con una compromissione dell’autosufficienza e con una età superiore ai 65 anni: dovrà diventare un punto di riferimento capace di fornire prestazioni assistenziali, relazionali e sanitarie a pazienti che non possono più essere seguiti interamente dal nucleo familiare di appartenenza o dai servizi domiciliari, ma per i quali non è adeguato o è prematuro il ricovero in una struttura residenziale. Entrando ulteriormente nei dettagli, la Fondazione provvederà al servizio di trasporto per gli ospiti del Centro diurno che non avranno la possibilità di essere accompagnati dai familiari e al servizio pasti (pranzo e merenda, con l’eventuale colazione), e naturalmente i frequentatori della struttura saranno seguiti anche nella cura della persona e potranno e inseriti in percorsi di animazione e di socializzazione.

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