Il caso Polisportiva è chiuso
ma il calcio locale è azzerato

di Massimiliano Magli
La chiusura dei cancelli dopo lo «sfratto» della Polisportiva
La chiusura dei cancelli dopo lo «sfratto» della Polisportiva
La chiusura dei cancelli dopo lo «sfratto» della Polisportiva
La chiusura dei cancelli dopo lo «sfratto» della Polisportiva

A monte il lungo braccio di ferro tra ente locale e gestori non proprio efficacissimi, a valle lo sbriciolarsi di una storia sportiva che meritava di continuare. Succede a Urago d’Oglio, dove l’ultima notizia collegata allo scontro anche giudiziario tra Comune e Polisportiva è rappresentata dalla fine (temporanea, si spera) del calcio giovanissimi di casa.

Purtroppo, la battaglia attorno alla gestione e lo sfratto per morosità e inottemperanza contrattuale deciso dalla giunta nei confronti della società hanno avuto un effetto collaterale. Nel luglio scorso l’ente locale aveva incontrato i genitori dei piccoli giocatori per descrivere la situazione e invitarli a raccogliere le forze per dare vita a una gestione in proprio. Ma la speranza ai primi di settembre si è infranta, per la delusione di tanti giovani che hanno dovuto affrontare una diaspora sportiva.

«Abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare - assicura il sindaco Antonella Podavitte - in una situazione di oggettiva emergenza. Abbiamo tutelato le casse e gli interessi del Comune, e quindi dei cittadini, e insieme abbiamo promosso incontri per verificare la disponibilità dei genitori, anche se sapevamo che i tempi erano particolarmente stretti. Ora stiamo ipotizzando la rinascita di una società che gestisca il centro».

QUELLO dei centri abbandonati dalle associazioni è ormai un problema ricorrente, complice la crisi economica che taglia le gambe a molte realtà. Così da Urago molti atleti sono emigrati nella vicina Rudianese, mentre altri sono andati in forza alla Calcense (Bergamo), che ha voluto sfruttare in parte anche gli impianti di Urago per non lasciarli cadere nel degrado. Altri ragazzini ancora, infine, si sono trasferiti indossando le casacche di squadre della nostra provincia.

«Non ho ancora i dati dei giovani che si sono iscritti alla Calcense – spiega Podavitte -. Nei prossimi giorni faremo un primo bilancio. Sarà compito nostro finire una parte di ciò che non ha fatto la Polisportiva, a partire dal secondo campo di calcio. Abbiamo incaricato un professionista di un nuovo progetto e nei prossimi mesi procederemo con l’appalto». La Polisportiva voleva ricavare anche un maxi anfiteatro e un ristorante con una club house. Si è fermata a un campo mezzo realizzato e a una superficie coperta, e in agosto ha incassato un’altra tegola: aveva intentato una nuova causa per riavere gli impianti, ma il Tribunale ha respinto il ricorso.

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