Il gas siberiano
nelle vene
della Bassa

di Francesco Di Chiara
I tubi rimossi accatastati al fianco della  conduttura della «pipeline» che veicola il gas siberiano Gli escavatori sono tornati al lavoro sul colle di San Giorgio a Montichiari per la posa del metanodotto
I tubi rimossi accatastati al fianco della conduttura della «pipeline» che veicola il gas siberiano Gli escavatori sono tornati al lavoro sul colle di San Giorgio a Montichiari per la posa del metanodotto
I tubi rimossi accatastati al fianco della  conduttura della «pipeline» che veicola il gas siberiano Gli escavatori sono tornati al lavoro sul colle di San Giorgio a Montichiari per la posa del metanodotto
I tubi rimossi accatastati al fianco della conduttura della «pipeline» che veicola il gas siberiano Gli escavatori sono tornati al lavoro sul colle di San Giorgio a Montichiari per la posa del metanodotto

Le pendici del colle San Giorgio a Montichiari sono nuovamente in «ebollizione». In questi giorni è entrata nel vivo la seconda fase della posa del metanodotto Snam.

RUSPE ED ESCAVATORI sono tornati in azione dopo tre anni per completare i 47 chilometri di rete della Bassa bresciana, un segmento strategico dell’imponente tubatura destinata a rifornire il Nord Italia del gas proveniente dalla Russia.

Oltre a Montichiari, la linea dell’«oro azzurro» che attinge dei giacimenti della Siberia attraversa Carpenedolo, Calvisano, Ghedi, Leno, Bagnolo Mella, Dello, Barbariga, Pompiano, Orzivecchi e Orzinuovi.

Gli operai della Snam stanno estirpando le vecchie tubature, accumulandole ai lati degli scavi. Il lume dei canali sferici portati in superficie suggeriscono una domanda. Confrontando il loro diametro con quello dei tubi nuovi sistemati tre anni fa, non sembra esserci molta differenza.

Perché allora sono stati sostituiti nella Bassa e sull’intera «pipeline» di 170 chilometri Zimella-Cervignano? A rispondere alla domanda è l’ufficio Tecnico di Montichiari coordinato dall’assessore Patrizia Mulè.

I NUOVI TUBI HANNO un diametro di circa mezzo metro più ampio dei vecchi: si è passati da 80 a 140 centimetri. La necessità di sostituirli non è legata alla volontà di potenziare la portata del metanodotto ma di rinnovare e riqualificare una rete che subisce una fisiologica usura.

Il gas siberiano viaggerà in piena sicurezza nel nuovo metanodotto. Tre anni fa i comitati archeologici e culturali avevano protestato per gli scavi promossi dalla Snam in un territorio particolarmente vulnerabile e ricco di reperti archeologici. E proprio il destino dei reperti di epoca longobarda e romana, riaffiorati durante i lavori a Orzinuovi e Montichiari, e subito ricoperti dalla multinazionale del metano erano stati oggetto di polemiche. La Snam aveva risposto rimarcando «la costante presenza costante in cantiere di un archeologo che condivideva con la Soprintendenza gli avanzamenti, i risultati delle indagini e gli eventuali approfondimenti da effettuare», quando gli scavi riportavano alla luce reperti.

A QUESTO PROPOSITO la Snam ha da tempo varato un protocollo aziendale esplicitamente teso alla salvaguardia dei territori e alla tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico scoperto durante le operazioni di scavo o i lavori di posa delle tubature. Per quanto riguarda i cantieri del colle di San Giorgio, l’eventuale materiale di interesse storico sarà consegnato alla Soprintendenza e quindi dopo una serie di accertamenti girato al Museo Archeologico di Montichiari. Sullo sfondo si stagliano le perplessità e le preoccupazioni degli ambientalisti su fondano sulla compatibilità del metanodotto con sito di pregio paesaggistico, culturale e religioso, sede di una necropoli longobarda e di un antico ponte romano e di una zona di ripopolamento faunistico come quella al confine con Carpenedolo.

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