«Il mais quarantì resta una star incompresa»

di M.MA.
Una immagine di repertorio della Sagra del Quarantì
Una immagine di repertorio della Sagra del Quarantì
Una immagine di repertorio della Sagra del Quarantì
Una immagine di repertorio della Sagra del Quarantì

Da tanti decenni rappresenta una risorsa per l’agricoltura della Bassa, e adesso che attraverso una sempre più frequentata sagra il «quarantì» è diventato quasi una celebrità, i commercianti del paese che ospita la festa agostana dedicata al mais ad accrescimento rapido, ovvero Roccafranca, hanno deciso di ottenere uno spazio più rilevante nell’ambito del cartellone della festa. UNA RICHIESTA che verrà affontata nella serata di mercoledì, a partire dalle 20.30, durante un incontro a tema nella sala civica. In cartellone c’è un faccia a faccia promosso dai commercianti per valorizzare appunto l’evento a vantaggio anche delle attività locali. Un’iniziativa che ha visto Maruska Paneroni, titolare di un bar, come portavoce delle esigenze degli esercenti. «Ho chiesto più attenzione per noi - spiega la barista - in occasione di una festa che porta migliaia di persone sul nostro territorio. Discuteremo insieme come poter dare spazio adeguato a tutte le attività presenti, affinché la chiusura del centro storico in occasione della rassegna si trasformi in un’occasione di crescita davvero per tutti». Marco Franzelli, consigliere comunale e tra i promotori dell’evento, ha accordato l’incontro per pianificare al meglio il programma di un evento arrivato quest’anno all’ottava edizione: una manifestazione apprezzatissima a livello provinciale anche per il carattere nostrano che la contraddistingue. Propone infatti la raccolta a mano e la sgranatura delle pannocchie nella cascina Ferraresi, in via Fiume Oglio, e prevede sei giorni di festa in due distinti weekend. È dunque un’occasione anche economica per tutta la comunità, oltre che uno strumento di valorizzazione di tradizioni agricole a costante rischio di estinzione. Anche quest’anno è stata garantita per esempio la presenza di rarissime quanto antiche macchine agricole, grazie alla famiglia Metelli di Castelcovati. •

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