GHEDI

Italcarni,
sevizie ai bovini
e salmonella

Entra nel vivo il processo sul caso Italcarni: gli imputati rilasciano dichiarazioni spontanee. I due veterinari della Asl respingono ogni addebito ma per l'accusa avevano lasciato al titolare del macello il bollo sanitario che poteva applicare a suo piacimento
Una delle immagini dall’impatto devastante sul macelloItalcarni  a Ghedi, dove sono avvenuti i maltrattamenti    FOTOLIVE
Una delle immagini dall’impatto devastante sul macelloItalcarni a Ghedi, dove sono avvenuti i maltrattamenti FOTOLIVE
Una delle immagini dall’impatto devastante sul macelloItalcarni  a Ghedi, dove sono avvenuti i maltrattamenti    FOTOLIVE
Una delle immagini dall’impatto devastante sul macelloItalcarni a Ghedi, dove sono avvenuti i maltrattamenti FOTOLIVE

Mario Pari

Ieri è stato il giorno del confronto tra i consulenti dell’accusa e della difesa. Ma anche delle dichiarazioni spontanee degli imputati. Il processo è quello del caso «Italcarni» che si sta celebrando con rito abbreviato condizionato. Ed è condizionato proprio alla deposizione dei consulenti. Per la discussione tutto è stato aggiornato al 26 luglio. La vicenda è quella che ha indignato mezza Italia dopo la diffusione delle immagini di mucche agonizzanti trascinate al macello di Ghedi con muletti o pungolate con delle forche. Sevizie che, oltre a configurarsi come maltrattamenti ai bovini, avrebbero messo a repentaglio la sicurezza alimentare.

LE IMMAGINI sono quelle delle telecamere nascoste fatte installare dal pm Ambrogio Cassiani. Ieri nel contradditorio fra consulenti la questione fondamentale affrontata è stata proprio il rapporto tra il maltrattamento degli animali e la carica batterica di salmonelle fino a 50 volte superiore al consentito presente nei campioni prelevati dalla carne destinata alla vendita. Secondo i consulenti della procura non ci sono dubbi sul nesso fra sevizie e contaminazione. Diversa la posizione degli esperti che hanno rappresentato le ragioni delle difese.

NELLA VICENDA giudiziaria sono coinvolte sei persone. C’è il titolare del macello, Federico Osio, che ha chiesto di patteggiare una pena di due anni e due mesi. La richiesta è stata avanzata dall’avvocato Alessandro Asaro prima della chiusura delle indagini preliminari. Successivamente è stata avanzata richiesta di patteggiamento, per pene inferiori ai due anni, nei confronti dei tre dipendenti coinvolti: Bruno Ferrari, Mohamed Ablouche e Ndrmic Oxa. Ma nel processo devono essere definite anche le posizioni di due veterinari dell’Asl di Leno: Mario Pavesi e Gian Antonio Barbi. Ieri si sono dichiarati estranei ai fatti. Secondo l’accusa, però, avrebbero «omesso di effettuare le visite ante mortem e post mortem dei bovini macellati all’Italcarni», e «non avrebbero impedito i maltrattamenti agli animali».

I due veterinari avrebbero poi «lasciato al titolare del macello Federico Osio la piena disponibilità del bollo sanitario che apponeva a suo piacimento sulle carcasse macellate da destinare alla vendita».

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