IL CASO. Scatta il ricorso per bloccare la norma della Regione che vieta l’apertura o l’ampliamento di discariche in territori già oberati da insostenibili carichi di rifiuti

L'Aib impugna
al Tar il fattore
di pressione

La legge  blocca-discariche torna davanti al tribunale amministrativo
La legge blocca-discariche torna davanti al tribunale amministrativo
La legge  blocca-discariche torna davanti al tribunale amministrativo
La legge blocca-discariche torna davanti al tribunale amministrativo

Cinzia Reboni Il fattore di pressione, frutto di calcoli di impatto ambientale di «facciata», mina il diritto all’impresa e rischia di mandare in corto circuito l’economia circolare legata a doppio filo alla gestione dei rifiuti. È racchiusa in questo concetto l’offensiva legale lanciata dall’Aib contro la norma «blocca discariche» varata dalla Regione per tutelare i territori già ambientalmente stressati. L’Associazione industriale bresciana ha presentato il ricorso al Tar per chiedere l’annullamento dei vincoli che impediscono di aprire o ampliare discariche nelle zone dove si è raggiunta la quota di 64 mila metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato, limite che sale a 145 mila metri cubi su scala comunale. Nelle procedure di valutazione basta il superamento di uno solo dei due valori per bloccare l’iter. ALLA LUCE dei carichi di rifiuti che soffocano le aree più vulnerabili, i nuovi parametri equivalgono per il Bresciano ad un blocco totale di nuovi siti di smaltimento. Il fattore di pressione è stato giudicato legittimo dal Consiglio di Stato, ma è parere di Aib che «il massimo grado della giustizia amministrativa abbia espresso un’opinione non corretta, in quanto non collegata con la realtà. In altre parole, non è possibile affermare che il fattore di pressione migliori le condizioni di tutela della salute umana». L’Aib si augura «che la Regione voglia rimeditare scelte delle quali è comprensibile la matrice sociale, ma che comportano ricadute sociali non indifferenti in termini di oneri economici per le imprese e quindi conseguenze negative riflesse sulla concorrenzialità del settore produttivo di una delle province più industrializzate d’Europa, con penalizzazioni che si riflettono sul sistema Paese», si legge nel ricorso. E l’invito «ad un più approfondito dialogo», è diretto anche alla Provincia e a Montichiari, Calcinato, Rezzato, Castrezzato, Bedizzole, Castenedolo, Mazzano e Ghedi, «Comuni certamente interessati dalla problematica della concentrazione di discariche». Il piano regionale rifiuti, secondo Aib, contrasta anche con un altro principio fondamentale, vale a dire quello di prossimità, in quanto, «senza nessuna certezza di una migliore tutela dell’ambiente, si ostacola l’apertura di impianti o il miglior utilizzo di quelli esistenti proprio nelle porzioni territoriali dove più elevata è la concentrazione di industrie». «UN’OCCASIONE persa per dimostrare la vocazione ecosostenibile delle nuove attività industriali - sottolinea Fabio Rolfi, presidente della commissione regionale Sanità -. Il fattore di pressione non è punitivo, ma tiene conto di parametri frutto di un’approfondita valutazione della concentrazione di impianti in ambiti territoriali non più sostenibili. La decisione di Aib di ricorrere al Tar va in controtendenza rispetto al sempre più diffuso e unanime criterio di sostenibilità e difesa dell’ambiente. Il fatto che il ricorso sia stato promossa non da un imprenditore singolo, ma da un’associazione di categoria autorevole e rappresentativa, ha un significato profondo e allo stesso tempo preoccupante. Come Regione - conclude Fabio Rolfi - difenderemo ad ogni livello il fattore di pressione a salvaguardia soprattutto della salute dei cittadini». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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