L’ibis eremita visita la Bassa
e diventa sorvegliato speciale

di Paolo Baldi
Tre ibis immortalati da Giacomo Maghini della Lipu di BresciaUn ibis in primo piano
Tre ibis immortalati da Giacomo Maghini della Lipu di BresciaUn ibis in primo piano
Tre ibis immortalati da Giacomo Maghini della Lipu di BresciaUn ibis in primo piano
Tre ibis immortalati da Giacomo Maghini della Lipu di BresciaUn ibis in primo piano

Ciro è stato trovato sotto un traliccio della media tensione a Borgosatollo l’11 agosto. È stato localizzato grazie al gps che portava sul dorso come un mini zaino: il suo viaggio verso Sud era stato interrotto da una scarica elettrica. Poche ore dopo, un’altra segnalazione trasmessa in chat alla polizia provinciale da Nicoletta Perco, la referente italiana dell’operazione, ha aperto uno scenario diverso, seguito per giorni proprio dalla provinciale e dai volontari della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) di Brescia: tre giovani esemplari di ibis eremita (Geronticus eremita) avevano scelto come «ristorante» un campo nella zona industriale di Isorella. E stavano benissimo.

Individuato il gruppo, agenti e volontari Lipu lo hanno seguito a distanza parlando anche con alcuni residenti incuriositi da quegli strani uccelli, spiegando senso e contenuti della ormai lunga campagna di reintroduzione in Europa meridionale di questa specie nidificante sulle Alpi, che si era ormai estinta in quasi tutto il proprio areale per effetto della caccia.

SONO alcuni «frame» della collaborazione che la Provincia di Brescia ha garantito, coinvolgendo appunto la propria polizia con compiti di sorveglianza, monitoraggio e protezione, al Progetto waldrapp (waldrapp è il nome tedesco di questa specie), la grande campagna di salvataggio che vede come ente capofila lo zoo austriaco di Innsbruck, in cui l’ibis, col sostegno dell’Unione europea, viene allevato per i ripopolamenti. In sintesi, i giovani esemplari, ovviamente imprintati e privi dell’«assistenza» dei loro conspecifici adulti, una volta capaci di volare vengono letteralmente addestrati alla migrazione annuale, che li dovrebbe portare dalla catena alpina fino al sito di svernamento, la laguna toscana di Orbetello, con l’utilizzo di velivoli ultraleggeri. Sta succedendo anche in questi giorni, e il 22 agosto, il primo viaggio di una trentina di giovani esemplari è stato interrotto dall’attacco di un’aquila reale nelle vicinanze di Merano. E uno degli inconvenienti naturali che si possono verificare durante la migrazione, e che possono spostare la rotta e causare la dispersione di alcuni individui col loro arrivo anche nel Bresciano. E adesso arriva la nota dolente degli inconvenienti non naturali.

TANTI ricorderanno che nei mesi scorsi Enno, un altro maschio «prodotto» e monitorato da Innsbruck, fin troppo confidente come gli altri ibis proprio per effetto dell’allevamento, era stato ucciso a fucilate in Valcamonica. Tra pochi giorni, con la pre apertura, nel Bresciano si tornerà a sparare, e mentre la Lipu di Brescia annuncia il prossimo lancio di una campagna di adozione di questi animali a partire dalle scuole, dal Broletto, attraverso il consigliere delegato alla polizia provinciale Diego Peli, arriva un appello: «Questo ente ha adottato ufficialmente il Progetto ibis eremita. Per noi è un punto fermo, per cui intendiamo chiedere e verificare la serietà e la solidarietà di tutti i cacciatori. Finora abbiamo registrato una reazione assolutamente positiva dalle associazioni venatorie, e nelle prossime ore, proprio in vista della pre-apertura, solleciteremo nuovamente l’attenzione necessaria per questa campagna».

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