La banda di Ghedi
aveva già colpito
in tutta la Bassa

Controlli ad oltranza dei carabinieri sulle strade della Bassa: la caccia ai responsabili della drammatica rapina di Ghedi procede senza sosta
Controlli ad oltranza dei carabinieri sulle strade della Bassa: la caccia ai responsabili della drammatica rapina di Ghedi procede senza sosta
Controlli ad oltranza dei carabinieri sulle strade della Bassa: la caccia ai responsabili della drammatica rapina di Ghedi procede senza sosta
Controlli ad oltranza dei carabinieri sulle strade della Bassa: la caccia ai responsabili della drammatica rapina di Ghedi procede senza sosta

Il commando entrato in azione lunedì sera a Ghedi aveva già colpito nella Bassa. È quasi una certezza per gli investigatori che danno la caccia ai tre stranieri responsabili dell’aggressione che ha ridotto in fin di vita Francesco Scalvini colpito da un corpo contundente (forse una sbarra) alla testa mentre con il papà Giancarlo e lo zio Ignazio, rimasti a loro volta feriti, cercava di fermare i ladri. La circostanza potrebbe rivelarsi strategica nell’identificazione dei componenti della banda. La Sezione investigazioni scientifiche è riuscita a isolare un «pacchetto» di impronte e reperti biologici che saranno comparati con i database delle persone fotosegnalate. Se uno dei tre banditi ha commesso altri reati in Italia o e già stato fermato come indiziato, identificarlo potrebbe essere solo questione di ore. L’attività investigativa dei carabinieri della Compagnia di Verolanuova sotto l’egida del comando provinciale e il coordinamento del pubblico ministero Mauro Leo Tenaglia si muove per così dire a cerchi concentrici. Vengono tenuti sotto controllo aeroporti, valichi di frontiera e scali navali per impedire che i rapinatori possano espatriare. Ma la chiave di volta potrebbe nascondersi anche negli stretti confini bresciani. A questo proposito sotto la lente dei carabinieri sono finiti un paio di episodi potenzialmente collegati agli autori della drammatica rapina di Ghedi, come l’assalto sventato la scorsa settimana in via Saldi a Manerbio. Due ladri, incuranti che nella casa presa di mira ci fossero due bambini, sono stati sorpresi da una pattuglia della stazione di Leno. Nelle concitate fasi di inseguimento, il complice al volante di un crossover per aprirsi una via di fuga ha speronato l’auto dell’Arma. E una grossa auto, forse un suv o addirittura una berlina, compare nelle testimonianze di un altro tentato furto in abitazione, sempre a Manerbio ma nel quartiere «Fanfani». I tre individui entrati in azione a Ghedi sarebbero scappati su una Bmw chiara, ma sul modello non ci sono certezze. La pista che i banditi che hanno speronato l’auto dei carabinieri di Leno siano gli stessi che hanno pestato Francesco Scalvini resta aperta.

IERI IL PREFETTO Valerio Valenti ha incontrato l’assessore regionale al Territorio Viviana Beccalossi. «C’è massima fiducia e rispetto per l'ottimo e difficile lavoro che quotidianamente le forze dell'ordine svolgono ma anche la consapevolezza che è necessario un incremento degli organici di carabinieri e polizia - osserva Viviana Beccalossi-. La situazione, soprattutto per quanto riguarda i furti in appartamento e le rapine in villa, si sta facendo sempre più critica e i cittadini sono esasperati. Se è vero che in generale il totale dei delitti nel 2016 è diminuito del 15,8% rispetto al 2015 bisogna purtroppo registrare che nel 2016 il numero dei furti in abitazioni, è in aumento rispetto all'anno precedente. A Ghedi, l’incremento è stato addirittura del 30,5%». N.M.

Ha collaborato

Valerio Morabito

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