La morte di Manolo
«cancella»
il processo

di Mario Pari
Crocifisso e statua della Madonna nel giardino della famiglia ViscardiLjubisa Vrbanovic durante il processo in Serbia:  secondo le autorità Manolo sarebbe morto
Crocifisso e statua della Madonna nel giardino della famiglia ViscardiLjubisa Vrbanovic durante il processo in Serbia: secondo le autorità Manolo sarebbe morto
Crocifisso e statua della Madonna nel giardino della famiglia ViscardiLjubisa Vrbanovic durante il processo in Serbia:  secondo le autorità Manolo sarebbe morto
Crocifisso e statua della Madonna nel giardino della famiglia ViscardiLjubisa Vrbanovic durante il processo in Serbia: secondo le autorità Manolo sarebbe morto

Il fascicolo con la documentazione inviata dalla Serbia sulla morte di Ljubisa Vrbanovic, conosciuto alle cronache come «Manolo», è in una delle cancellerie del tribunale di Brescia. È arrivato da Belgrado e avrà evidentemente ripercussioni sul processo che si sta celebrando a Brescia.

Il decesso dell’unico imputato porterà all’estinzione del reato «per morte del reo» e, di conseguenza, all’annullamento del processo. Sarà così negata la possibilità d’arrivare a una sentenza da parte della giustizia italiana sulla strage di Torchiera, lo sterminio della famiglia Viscardi, al quale sopravvisse soltanto Guido: per quella mattanza a questo punto non risulta in vita più alcun responsabile, perché anche il nipote di «Manolo», che quella notte entrò nella villetta della famiglia Viscardi, è già morto. Ha perso la vita alcuni anni fa in un conflitto a fuoco con la polizia.

IL PROCESSO contro «Manolo» davanti alla Corte d’Assise presieduta da Vittorio Masia, giudice a latere Roberto Spanò, nel dicembre scorso è stato aggiornato al 6 aprile prossimo. Il giudice, su richiesta del pm, potrebbe già annullarlo, ma sarà quello con ogni probabilità il giorno in cui sarà messa la parola fine al procedimento giudiziario nei confronti del criminale serbo. Anche perché, a quanto si è appreso, non sarebbero necessari ulteriori approfondimenti a fronte di una comunicazione ufficiale delle autorità serbe.

Rimane il fatto che di fronte a una vicenda talmente grave non deve essere lasciata alcuna zona d’ombra. Fino a questo momento, invece, i punti su cui fare chiarezza non sono mancati. A partire dal luogo in cui si trovava «Manolo» quando è morto. Della sua «irreperibilità» i giudici avevano preso atto sin da prima dell’inizio del processo. Della «belva dagli occhi gialli» non si avevano notizie. Non si sapeva dove si trovasse. Ma questo non era l’unico aspetto rilevante. Si trattava di capire anche quanti anni di carcere avesse effettivamente scontato o stesse scontando, a fronte della condanna a 40 anni, con fine pena nel 2039.

Dalle «carte» arrivate dalla Serbia spunta una data, quella dell’11 marzo 2014. Ma servono approfondimenti per capire a cosa si riferisca. Approfondimenti che rientrano nella consulenza peritale stabilita dalla magistratura e di cui dovrà occuparsi il traduttore.

L’attività del perito dovrebbe esaurirsi entro una settimana. Tutto a quel punto sarà ancora più chiaro e andrà ad aggiungersi al fatto che, comunque, anche ieri sono giunte conferme sul fatto che nella documentazione relativa a «Manolo» si parla espressamente di decesso. Ciò nonostante, si tratta di documentazione destinata a finire in un processo e per questo ogni passaggio deve essere chiarito in modo non solo sostanziale, ma formale.

TUTTO QUESTO in una situazione in cui Guido Viscardi, il sopravvissuto alla strage del 16 agosto 1990, aveva lasciato chiaramente intendere di volere fortemente il processo. «Adesso bisogna calcare la mano con questo processo - aveva detto in occasione della prima udienza, il 14 dicembre scorso -. Manolo? Vorrei portarlo a casa mia e farlo vivere come intendo io».

Parole pronunciate in un’aula di giustizia tenendo in mano le fotografie dei quattro familiari trucidati. Fotografie, una attaccata all’altra, che dal 1990 Guido Viscardi porta sempre con sè nel portafoglio.

Adesso tutto ciò che attiene alle aspettative di un verdetto italiano sembra solo appartenere al passato. Il presente è un certificato in cui si parla della morte della persona che era attesa dalla giustizia italiana da ben 25 anni.

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