La soluzione alternativa racchiusa in un «relitto»

Il depuratore dismesso di Visano è ridotto a uno stagno per le rane
Il depuratore dismesso di Visano è ridotto a uno stagno per le rane
Il depuratore dismesso di Visano è ridotto a uno stagno per le rane
Il depuratore dismesso di Visano è ridotto a uno stagno per le rane

Era nato per trattare i liquami prodotti da 100 mila suini ma è fermo da 15 anni, e in tutto questo tempo avrebbe potuto contribuire non poco almeno a ridimensionare il problema dell’inquinamento da nitrati. È il depuratore di Visano, un rudere (oggi) costato 14 milioni di euro che ha funzionato per poco a partire da 1999, e che in seguito è stato ceduto in gestione trentennale alla Vstr (40% a2a e 40% Acea Roma). NEL 2002 SONO arrivati i sigilli dalla magistratura in seguito ad alcune irregolarità nel trattamento dei liquami, e a quel punto, invece di adeguare l’impianto si è preferito avviare una battaglia legale tra il gestore e la Provincia. Nel 2012 il Tribunale civile ha ordinato di riconsegnare il depuratore al Broletto, che a sua volta lo ha affidato in gestione a Garda uno. Nell’autunno del 2014 il colpo di scena: la Corte d’Appello l’ha riconsegnato al vecchio gestore, Vstr, in quanto «nel contratto trentennale non era specificato che lo stesso sarebbe diventato nullo se l’impianto si fosse reso indisponibile». L’attualità? Come ricordano i sindaci del Comitato basso Chiese «servirebbero pochi milioni per riconvertire l’impianto a un uso civile, trattando le acque nere dei paesi vicini». Anche perché proprio 15 anni fa erano stati quasi ultimati i lavori di collettamento di Visano, Remedello e Acquafredda. Acquafredda ha completato la rete fognaria, che serve la quasi totalità del paese e che separa acque bianche e nere. Lo stesso discorso vale per Visano e Remedello, e in quest’ultimo Comune esiste anche una grande area industriale (costata 12 milioni di euro) ferma proprio a causa della situazione del depuratore di Visano. V.MOR. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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