Leno ricorda la sofferenza nascosta in una soffitta

di M.MO.
Ebrei in marcia verso la prigionia
Ebrei in marcia verso la prigionia
Ebrei in marcia verso la prigionia
Ebrei in marcia verso la prigionia

Anche nel Bresciano c’è stata una soffitta, anche se non tristemente famosa come quella che ospitò la famiglia di Anna Frank - se ne parlerà oggi a Leno - per offrire rifugio alla storia dolorosa e al desiderio di vita di ebrei braccati dalla follia umana. Si trovava al numero 17 di via Mazzini a Chiari dove per 14 mesi, trovarono rifugio ed ebbero salva la vita due ebrei milanesi: Luciano Pavia e sua madre Irma Levi Pavia grazie alla coraggiosa famiglia Cenini, che senza enfasi ha continuato a ripetere fino ad oggi che semplicemente erano cose che «andavano fatte», comportamenti quasi automatici in chi possedeva un’etica e un senso di umanità. CON «STORIE DI EROI silenziosi» in occasione della settimana della «Giornata della Memoria», la Fondazione Dominato Leonense e la Lubes, Libera università dei santi Benedetto e Scolastica, alle ore 15 nel Forum Cassa Padana, in piazza Dominato leonense, raccontano questa storia. Quella di Pietro Cenini, antifascista che dopo l’8 settembre del 1943 aiutò ebrei e soldati cechi, ex prigionieri di guerra, a raggiungere la Svizzera passando dalla Val Cavallina, avvalendosi direttamente della voce e della testimonianza della figlia Andreina che l’ha resa nota. Nel 1943 una loro cugina di Castelcovati, Maddalena Ninì Secchi, chiese rifugio per Luciano Pavia, un collega di lavoro, e per l’anziana madre, Irma Levi Pavia. I due ebrei erano scappati a un primo rastrellamento nel Milanese con l’aiuto di Ninì. La famiglia Cenini non badò al rischio che correva, ma solo a valori come il rispetto della persona, il diritto di ciascuno di esistere e di vivere liberamente la propria vita. Ad introdurre la testimonianza di Andreina Cenini sarà il giornalista Massimo Tedeschi.

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