Muto davanti al gip
l’indiano accusato
di tentato omicidio

di Carla Costa
Agib Singh resta in carcere: lo ha stabilito il gip dopo l’udienza di convalida dell’arresto scattato venerdì con l’accusa di tentato omicidio
Agib Singh resta in carcere: lo ha stabilito il gip dopo l’udienza di convalida dell’arresto scattato venerdì con l’accusa di tentato omicidio
Agib Singh resta in carcere: lo ha stabilito il gip dopo l’udienza di convalida dell’arresto scattato venerdì con l’accusa di tentato omicidio
Agib Singh resta in carcere: lo ha stabilito il gip dopo l’udienza di convalida dell’arresto scattato venerdì con l’accusa di tentato omicidio

È rimasto in silenzio con lo stesso sguardo smarrito e un po’ allucinato di quando i carabinieri lo hanno fermato venerdì sera. Agib Singh, su cui pende l’accusa di tentato omicidio nei confronti della moglie Parvinder Kaur Aoulakh, 26 anni, cosparsa di liquido infiammabile e data alle fiamme a Dello, si è avvalso ieri della facoltà di non rispondere davanti al gip Lorenzo Benini che ha convalidato il suo arresto.

SCENA MUTA. Il trentenne indiano non ha pronunciato una sola parola. Dopo l’aggressione si è chiuso in un impenetrabile silenzio: neppure una parola per chiedere delle condizioni della moglie o della sorte dei due figli. E neppure per cercare di provare a difendersi dalle terribili accuse.

«Speravamo - spiega Ranjit, fratello di Parvinder - che Agib si fosse reso conto e pentito di quello che ha fatto, invece non prova rimorso neppure per i suoi figli».

La 26enne indiana, ricoverata nel reparto di rianimazione del centro grandi ustionati di Genova è in condizioni cliniche molto serie anche a causa di complicazioni respiratorie provocate dalla combustione del liquido infiammabile che, a quanto pare avrebbe anche ingerito nel corso della brutale aggressione. I medici temono anche l’insorgere di infezioni sulle piaghe delle ustioni.

Domani la mamma di Parvinder rientrerà dall’India e potrà finalmente vedere sua figlia, straziata dal dolore. La 26enne che ora sta lottando in un letto di ospedale per non morire, ennesima vittima della violenza domestica, abita in Italia dal 1996. «Siamo italiani, ci sentiamo italiani - ha detto suo fratello Ranjit -. Siamo orgogliosi di esserlo, e vogliamo, speriamo che giustizia sia fatta».

Una violenza inaudita quella di venerdì sera, quando dopo aver dato fuoco a sua moglie la trascinava, come riferito da alcuni vicini di casa, tenendola a terra per riportarla in casa mentre lei cercava di fuggire da quel marito carnefice. Solo l’intervento di alcuni vicini di casa, che si sono precipitati verso di lui buttandolo a terra, hanno tolto la giovane moglie dalle mani del suo aguzzino.

«Non la lasciava andare, voleva riportarla in casa ancora avvolta dalle fiamme», hanno raccontato alcuni testimoni. I famigliari di Parvinder hanno atteso la giornata di ieri con trepidazione, per sentire che cosa avesse da dire Agib. Ma non hanno avuto una risposta, né una parola da quell’uomo che avevano accolto nella loro famiglia ricevendo in cambio violenza. I figli di Parvinder e Agib, una bimba di 4 anni e un bimbo di 2, sono stato affidati a un fratello di lei. «Parvinder - spiega Ranjit, uno dei suoi due fratelli - non si fidava a lasciare i suo bambini in casa con la suocera». Quella suocera, mamma di Agib Singh, che venerdì scorso era presente quando suo figlio si è scagliato contro la giovane moglie per tentare di ucciderla con il fuoco.

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