Nomine e spese pazze, l’Atc unico è nel mirino

di P.BAL.
Lepri: c’è un caso acquisti
Lepri: c’è un caso acquisti
Lepri: c’è un caso acquisti
Lepri: c’è un caso acquisti

Il commissariamento che doveva durare 60 giorni è in atto da sette mesi (dal luglio 2018) e per ora circolano solo voci sul rinnovo del Comitato di gestione e della presidenza dell’Atc unico di Brescia, l’enorme ambito venatorio che ha sede a Lograto. Lo ricorda alla Corte dei Conti Silvio Parzanini, uno degli ormai ex membri del direttivo che aveva denunciato una serie di problemi di gestione dell’ente e che con altri componenti aveva messo in minoranza il presidente Oscar Lombardi. E uno di quelli che - stando alle voci - non sarà riconfermato come rappresentante delle associazioni ambientaliste (è un esponente del circolo Legambiente Franciacorta oltre che responsabile caccia per la stessa associazione), mentre sempre secondo le indiscrezioni appare probabile il rientro nella stanza dei bottoni proprio di Lombardi; oltre alla nomina come rappresentante ambientalista di un esponente della Fipsas: un pescatore. DETTO che le scelte future suscitano qualche dubbio («cosa c’entra la pesca sportiva con l’ambientalismo?») tanto da rappresentare secondo Parzanini «una grave distorsione delle indicazioni della legge 157» (quelle relative appunto alle rappresentanze negli Atc), l’esponente di Legambiente ricorda ai giudizi finanziari il suo «pro memoria» su una delle operazioni della vecchia presidenza. Al centro di un esposto presentato alla Corte dei Conti, all’Agenzia regionale anti corruzione e all’Ufficio territoriale regionale di Brescia ci sono le operazioni di acquisto delle lepri per il ripopolamento dell’inverno 2016. Sottolineando che erano stati alcuni dirigenti delle sezioni cacciatori comunali a presentare il problema, Parzanini spiega di aver chiesto la documentazione relativa all’acquisto di tutti i 1.700 esemplari, ed elenca tutte «le incongruenze» riassunte nel dato a suo avviso più eclatante: un possibile danno erariale di circa 60 mila euro causato da un migliaio di animali pagati «circa 60 euro più del necessario». COSA SAREBBE successo? Tutto è partito dal bando, che come sempre prevedeva l’acquisto di lepri selvatiche catturate nell’Est Europa, ma che fissando il costo massimo di 146 euro l’una ha fatto andare deserto la gara. Così c’è stato un bis, in questo caso senza fissare una somma massima, con il recupero di due fornitori e l’offerta di 181,78 euro a capo. A quel punto è stato deciso di acquistarne solo 500, mentre sugli altri 1.200, dice Parzanini, «è calato il buio documentale». Ci sarebbe traccia solo di un invito a «non meglio identificati fornitori a farsi avanti. Poi - aggiunge - si è proceduto a trattative private e ad acquisti di animali allevati e quindi inadatti a sopravvivere ai predatori e a riprodursi, senza appalto, garanzia e fideiussione». Con questo criterio sarebbero state acquistate 987 lepri allevate a Reggio Emilia al prezzo unitario di 136 euro, e 200 lepri selvatiche dall’ estero, ma per queste ultime, costate 27.600 euro, non c’è traccia documentale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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