Non mangiamoci la Terra Un processo ai consumi

di P.BAL.
L’aspetto di un allevamento di maiali
L’aspetto di un allevamento di maiali
L’aspetto di un allevamento di maiali
L’aspetto di un allevamento di maiali

L’estate è ancora lontana eppure, nonostante l’apparente toccasana di piogge e nevicate ritardatarie qualcuno lancia già in marzo un allarme siccità. Colpa del cambiamento climatico, quindi delle nostre scelte di consumo, e colpa anche di una agricoltura enormemente «idrovora», costruita anche nella nostra provincia attorno alla gigantesca fabbrica della carne. È chiaro a tutti che una enorme fetta della superficie agricola provinciale, qui come altrove, è consacrata al mais destinato alla produzione zootecnica - bovini da carne e da latte, suini e pollame -, e che entrambe le produzioni, la maiscoltura e l’allevamento, consumano una gigantesca quantità di acqua. E producono altri gas serra che ingenerano altra siccità. UN MECCANISMO perverso determinato dalle nostre scelte alimentari; che naturalmente si può fermare, come proporranno di fare oggi, a Brescia, gli organizzatori di un convegno che potrebbe essere illuminante. L’associazione antispecista «Essere animali» ha allestito nel Museo di Scienze naturali di via Ozanam l’appuntamento «Non mangiamoci la Terra»: una conferenza gratuita che inizierà alle 15 e che approfondirà appunto il gigantesco impatto ambientale degli allevamenti intensivi in una provincia che conta molti più maiali che abitanti a due zampe. Introdotti da Serena Capretti interverranno i relatori Gabriele Pellegrini di Legambiente Bassa bresciana, la guardia ecologica Franco Licori, Francesca Allievi della onlus Simbio, il giornalista free lance Francesco De Augustinis e Claudio Pomo di Essere animali.

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