Nostalgia d’avanguardia: riapre il Cremlino

di Elia Zupelli
La Casa del Popolo veniva chiamata il Cremlino in opposizione al Vaticano che era l’oratorio maschileRestaurati anche i dipinti all’interno della strutturaUna delle nuove decorazioni del nenonato circolo
La Casa del Popolo veniva chiamata il Cremlino in opposizione al Vaticano che era l’oratorio maschileRestaurati anche i dipinti all’interno della strutturaUna delle nuove decorazioni del nenonato circolo
La Casa del Popolo veniva chiamata il Cremlino in opposizione al Vaticano che era l’oratorio maschileRestaurati anche i dipinti all’interno della strutturaUna delle nuove decorazioni del nenonato circolo
La Casa del Popolo veniva chiamata il Cremlino in opposizione al Vaticano che era l’oratorio maschileRestaurati anche i dipinti all’interno della strutturaUna delle nuove decorazioni del nenonato circolo

A cavallo tra il boom economico e gli anni di piombo, mentre il sogno italiano si trasformava in utopia militante, a Borgo San Giacomo un gruppo di lavoratori decise di dare una prospettiva comune a ideali e pensieri, visioni e passioni, illusioni e disillusioni. Quando i rispettivi destini si allinearono, pugni chiusi e mente aperta, l’approdo decisivo fu creare una cooperativa «dove potersi riunire con scopi ricreativi ispirati da valori a di libertà e uguaglianza culturale e sociale». Come avamposto d’intenti e condivisioni scelsero il civico 5 di via Gabiano. Insegna bianca, scritta blu, font cubitale: «Arci Casa del Popolo». Varcata la soglia, si spalancava un mondo: nella balera annessa, conosciuta con il nome di Sayonara, un’ibridazione tra Piper club e circolo combattenti e reduci, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 si esibirono artisti come Giorgio Gaber, Adamo e Maurizio (ex New Dada). Da sempre luogo di riferimento per la sinistra locale, l'edificio - che per ovvi motivi in paese fu ribattezzato Cremlino, in antitesi al Vaticano, che invece era l’oratorio maschile - ha visto mutare nel corso dei decenni la propria utenza dai fasti dei giorni di gloria fino ai difficili e complicati anni recenti. NON LA SUA FACCIATA, mantenuta sempre uguale e fedele alla linea; tanto meno la storica insegna, che - tale e quale - vive e resiste ancora oggi più che mai. Dopo una pausa di riflessione e troppi sorsi di nostalgia per crogiolarsi nel brivido di ciò che era stato, ora il circolo Arci Casa del Popolo è pronto a riscrivere la sua storia ripartendo da un nuovo inizio: grazie a un lungimirante progetto di rigenerazione «che mette al centro la partecipazione, la convivialità, la cultura, l'accoglienza e il dialogo», domani sera al Cremlino si brinderà all’ebbrezza del gran ritorno. Non senza una punta d’ironia: «Per chi ci pensava bolliti, noi ci siamo ancora!». Decisamente in tema peraltro, visto che «la riapertura vuole essere una festa popolare: si serviranno bolliti classici con contorno, poi il gioco della tombola e la colonna sonora live del cantautore bresciano Massimo Dellanilla». Na Zdorovie! Rotto il ghiaccio, sarà tempo di guardare avanti: la volontà del nuovo direttivo, capitanato da Laura Alghisi, è infatti «dare al circolo nuovo slancio e nuova linfa, puntando su appuntamenti culturali di vario tipo, ma anche sul coinvolgimento di realtà locali per farlo tornare un luogo fruito da chiunque abbia la volontà o il desiderio di darsi da fare, promuovendo temi dell'inclusione, della socializzazione e della promozione artistica». MANIFESTO DIXIT: «L’obiettivo sarà anche raccogliere e accogliere le esigenze di Borgo San Giacomo: approfondimenti politici, convegni, dibattiti, mostre fotografiche e artistiche, concerti... uno spazio politico e culturale alternativo per tutta la Bassa Bresciana, un luogo di incontro e dibattito per la cultura di sinistra, fondata sui valori della democrazia e dell’antifascismo». Già sede del Pci e della sezione Anpi Lorenzo Spinelli, che in questi anni, grazie al lavoro di Andrea Andrico, ha portato alla luce le storie dimenticate e i protagonisti nascosti del ’900, documentando le azioni dei partigiani locali o le vicende della famiglia Silbermann (ebrei confinati dal fascismo a Borgo San Giacomo e poi salvati dai partigiani stessi), il Cremlino oltre che negli intenti è stato rinnovato anche nei locali. A PARTIRE dall’iconico murale gigante che campeggia nella sala principale, dipinto alcuni decenni fa dal pittore Giacomo Olini e restaurato dall’artista Massimo Gabanetti, che ha poi decorato le pareti dell’altra sala con tematiche strutturaliste ispirate alle avanguardie russe e inneggianti all'epoca del primato cosmico sovietico, proseguendo con coerenza il lavoro dello stesso Olini e le istanze dei lavoratori che negli anni ’60 costruirono il Cremlino piegando la schiena dopo il turno in fabbrica. La riapertura di domani è anche per loro: dalle 20, possibilità di tesseramento Arci all’ingresso (10 euro); per info e prenotazioni: arcicremlino@gmail.com o sulla pagina Facebook »cremlinocasadelpopolo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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