Pene fino a
14 anni per il
sequestro lampo

di Mario Pari
Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia

Sono arrivate condanne fino a 14 anni e 9 mesi, ieri, per un sequestro durato meno di 24 ore. La sentenza è stata letta dal presidente della Corte d’Assise Vittorio Masia, e ha riguardato una vicenda che aveva coinvolto poco più di due anni fa un gruppo di cittadini egiziani, tra i quali anche una donna. Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Brescia e hanno fatto emergere resi rapporto famigliari sfociati nel rapimento del nipote da parte dello zio.

ERA IL 28 SETTEMBRE 2013: attorno alle 4 del mattino la vittima del rapimento lampo, residente a Quinzano, stava andando al lavoro. Quattro incappucciati l’avevano bloccata, caricata su un’auto e portata a Desio in provincia di Monza-Brianza. Nelle ore successive al sequestro, un amico della vittima andò dai carabinieri dicendo d’aver ricevuto una telefonata di questo tenore: «Mi hanno sequestrato e vogliono duemila euro». All’epoca era stata subito imboccata la pista dei parenti, ed era emerso che lo zio dello scomparso vantava nei confronti del nipote finito in mano ai sequestratori un credito di 8 mila euro. Evidentemente aveva pensato di recuperare il tutto con questa modalità diciamo così «originale», rivolgendosi per l’operazione ad alcuni connazionali residenti nelle province di Milano e Monza-Brianza.

Il nipote era stato rilasciato poche ore dopo la sua sparizione, e durante le indagini, coordinate dal pm Claudia Moregola, si è fatto ampio ricorso alle intercettazioni, ma anche allo studio delle celle telefoniche. Il pubblico ministero aveva chiesto anche pene per 25 anni di carcere, e alla fine la Corte d’assise ha abbassato le richieste con una condanna a 14 anni e 9 mesi, una a 12 anni, 7 mesi e 10 giorni, una a 11 anni, 4 mesi e 10 giorni e l’ultima, la più lieve, a 6 anni e 8 mesi.

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