Piano anti volpi, il Tar ribadisce la bocciatura

di Paolo Baldi
Volpi nel mirino, ma solo nella stagione di caccia
Volpi nel mirino, ma solo nella stagione di caccia
Volpi nel mirino, ma solo nella stagione di caccia
Volpi nel mirino, ma solo nella stagione di caccia

È stata respinta l’affermazione di illegittimità rispetto alle norme sulla caccia, perchè sotto esame c’è o meglio c’era altro: un piano di abbattimento legato a esigenze di tutela di una «produzione», quella di selvaggina, secondo i giudici assimilabile a quella agricola. Bocciata anche l’accusa relativa alla presunta incompetenza dell’estensore, che secondo i giudici era in possesso delle informazioni necessarie, e respinti pure i rilievi sul coinvolgimento dei cacciatori. La contestatissima campagna di contenimento delle volpi (88mila persone avevano detto no con una petizione on line) in alcune aree di ripopolamento (Zra e Zrc) dell’Ambito unico di caccia di Brescia è però andata comunque in archivio: dopo aver accordato la sospensiva nell’agosto scorso, negli ultimi giorni il Tar di Brescia ha depositato una sentenza di censura in due punti. In sintesi, il piano proposto dall’Atc varato nel marzo del 2017 dall’Ufficio regionale territoriale, e impugnato dall’avvocato Claudio Linzola per la Lega per l’abolizione della caccia, affiancata da Lipu, Enpa e Lav, è illegittimo perchè non è stata verificata l’inefficacia (che deve essere certificata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) dei metodi ecologici per il contenimento di questa specie; perchè si è partiti da una inadeguata conoscenza dello status delle popolazioni, evidenziata anche da dati contradditori, e perchè in contemporanea non è stato previsto un divieto di caccia delle specie che si volevano tutelare: fagiani e lepri destinati al «consumo venatorio». Il Tar ha poi sottolineato l’assenza di motivazioni per giustificare l’abbattimento previsto di circa la metà della popolazione di volpe presente nelle zone interessate, sottolineando la violazione del principio di proporzionalità. CONDANNANDO la Regione (che ha incassato l’ennesima bocciatura delle proprie scelte venatorie), l’Atc unico e l’Ispra a versare ai ricorrenti mille euro a testa per le spese di giudizio, il Tar ha, secondo Lac, Lipu, Enpa e Lav, dato «l’ennesima sberla alla politica fallimentare del Pirellone nella gestione della fauna selvatica, considerata essenzialmente un bene a disposizione dei soli cacciatori, arrivata a pochi giorni dalla sospensione dell’analogo piano relativo ai cinghiali e dall’ufficializzazione dell’inchiesta della magistratura su questo stesso tema. Alla luce di ciò continuiamo ad augurarci che qualcuno a Milano metta finalmente la sordina alle urla scomposte e alle menzogne di minoranze armate». «È una vittoria della scienza e della legalità - aggiungono la Lac e le altre associazioni -. Diciamo basta alla politica degli spari: una truffa per la collettività e una corsia preferenziale che ufficializza la caccia 12 mesi su 12». •

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