Pinky, l’ex marito
attenderà in cella il
giudizio di terzo grado

di M.P.
Pinky  dopo una delle udienze a Palazzo di giustizia di Brescia La vicenda giudiziaria in cui è  coinvolto Ajaib Singh non è conclusa
Pinky dopo una delle udienze a Palazzo di giustizia di Brescia La vicenda giudiziaria in cui è coinvolto Ajaib Singh non è conclusa
Pinky  dopo una delle udienze a Palazzo di giustizia di Brescia La vicenda giudiziaria in cui è  coinvolto Ajaib Singh non è conclusa
Pinky dopo una delle udienze a Palazzo di giustizia di Brescia La vicenda giudiziaria in cui è coinvolto Ajaib Singh non è conclusa

Ajaib Singh rimarrà in carcere in attesa del processo in Cassazione sulla condanna fissato per i prossimi mesi. In primo grado è stato condannato a 14 anni e la sentenza è stata confermata in appello. L’ex marito della donna conosciuta come Pinky si trova in carcere in quanto ritenuto responsabile d’aver dato fuoco alla moglie dopo averla cosparsa di liquido infiammabile. Il fatto risale al 20 novembre 2015 e Ajaib Singh venne immediatamente arrestato dai carabinieri. In questi tre anni, in carcere risulta non aver creato problemi. Anche per questo il suo legale, avvocato Gianfranco Abate ha chiesto la revoca della misura cautelare. La richiesta è stata respinta prima dalla Corte d’appello, poi dal Tribunale del riesame e ora dalla Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla detenzione. Ajaib Singh quindi attenderà il processo di terzo grado in carcere. L’udienza è stata fissata per il mese di febbraio. Pinky riportò ustioni molto gravi. Ma a rendere tutto ancora più grave fu il movente del gesto, secondo quanto ricostruito dalle indagini. A Pinky venne dato fuoco in quanto ritenuta di vivere troppo all’occidentale. Inoltre l’ex marito era spesso ubriaco e con il sostegno della propria madre se la prendeva con la moglie. Pinky invece era concretamente impegnata nell’inserimento nella comunità di Dello. Una situazione palesemente in contrasto con le idee del marito, in materia di emancipazione femminile. Per questo la donna, una volta sopravvissuta alle ustioni, divenne presto il simbolo di una campagna contro la violenza sulle donne e di emancipazione delle immigrate spesso costrette a vivere secondo i canoni imposti dagli usi e costumi dei Paesi d’origine. LA CONDANNA a 14 anni, confermata in appello, è stata inflitta al termine del processo di primo grado celebrato con rito abbreviato e quindi l’imputato ha beneficiato dello sconto di un terzo. La difesa, dopo la condanna di Ajaib Singh aveva parlato di «sentenza ingiusta con una pena come quella di un omicidio». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti