Una forma «particolare» di training autogeno è valsa a uno psicologo la denuncia per violenza sessuale. I fatti risalgono al 2007 ma solo ieri si è aperto il processo a carico del medico, rinviato a giudizio nel 2015 con la pesante accusa, aggravata dall’abuso di autorità derivante dalla posizione di psicologo dell’Asl. A portarlo in un'aula di tribunale è stato uno dei suoi pazienti, un 35enne di Travagliato con alcuni problemi legati al consumo di alcol e sostanze stupefacenti. Una dipendenza dovuta a problemi di autostima che dieci anni fa l’uomo ha cercato di curare rivolgendosi a un presidio del paese. È così che ha conosciuto lo psicologo, con il quale ha iniziato una serie di sedute di rilassamento.
I MASSAGGI, secondo il racconto della presunta vittima, sarebbero diventati sempre più insistenti, fino ad arrivare a veri e propri palpeggiamenti nelle parti intime.
«Riponevo la massima fiducia nello psicologo», ha testimoniato ieri in aula il 35enne, assistito dall’avvocato Enrico Cortesi del Foro di Bergamo, spiegando di non aver denunciato subito quel comportamento perché la contezza dell’anomalia - e della gravità - l’ha avuta soltanto cinque anni dopo, grazie a uno psicologo del Noa (Nucleo operativo alcologia). il quale gli spiegò che il training autogeno non prevedeva nulla di ciò a cui lui era stato sottoposto in precedenza. Da lì il sospetto di essere stato vittima di violenza e la decisione di sporgere la denuncia nei confronti dello psicologo che oggi non lavora più a Travagliato.
Il dibattimento si è aperto ieri con la testimonianza della parte offesa, di un suo amico e del medico del Noa. Davanti al giudice sono comparsi anche un collega dell’imputato e la moglie. L’udienza è stata aggiornata al 18 gennaio quando in aula saranno sentiti i testi principali: i consulenti tecnici dell’accusa e della difesa.P.BUI.