Quella corsa in bicicletta
salvò la stampa partigiana

La mostra fotografica documentaria «Voci di libertà», allestita fino al primo maggio ne nella chiesa delle Dimesse di Quinzano, espone frontespizi e interi numeri di «Brescia libera», «Il Ribelle», «Discussione», «Fronte del Lavoro», ossia delle voci della stampa clandestina che negli ultimi anni della guerra, dal 1943 al 1945, giungevano da Brescia per essere diffuse nei borghi di pianura. Il centro di raccolta e di smistamento della stampa antifascista era a Quinzano, in vicolo Valtrompia, in casa del maestro Biagio Bertolotti, ricordato nel Cimitero dei Giusti, in Israele, per aver sfidato il regime ed il pericolo di delazioni dando rifugio alla famiglia ebrea degli Sperber, fuggiti da Berlino, e divenuto nel ’44, mentre il paese era occupato dai tedeschi, l’animatore del primo nucleo del Cnl e del Movimento per la Libertà, futura Brigata Garibaldi. Dalla mostra, curata dalla portavoce del coordinamento comprensoriale dell’Anpi Agnese Bertolotti, emergono episodi di coraggio dimenticati. Come quello di un maestro elementare, collega di Bertolotti. Il figlio Vittorio, tornato da Brescia, dove frequentava la scuola superiore, gli disse di aver dimenticato sul sedile della corriera il pacco con le copie «proibite» del giornale Il Ribelle, l’organo di stampa delle Brigate Fiamme Verdi, fondato da Teresio Olivelli. In mancanza del solito corriere, il tipografo aveva affidato il pacco al giovane diretto a Quinzano. Spaventato e temendo un’eventuale accusa di collaborazionismo con gli antifascisti, il maestro inforcò la bicicletta e, approfittando della pausa delle lezioni tra le 11.30 e le 13.30, volò a Borgo San Giacomo, al capolinea della corriera. Trovò il pacco, lo prelevò, pedalò all’impazzata per tornare a Quinzano, fino in vicolo Valtrompia dove, senza farsi notare dai militari tedeschi, consegnò al collega antifascista quei fogli scottanti, ma preziosi per il collegamento e l’informazione di quanti lottavano per la libertà. R.C.

Suggerimenti