Quorum raggiunto
il referendum ora
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di Cinzia Reboni

Il referendum provinciale sull'acqua è dietro l'angolo. Ventinove Comuni hanno appoggiato la richiesta di consultazione popolare: insieme rappresentano 170 mila abitanti, di cui circa 134 mila con diritto al voto. Il quorum è stato dunque raggiunto prima della scadenza del 30 settembre: a quella data supereranno molto probabilmente quota 40 gli enti locali favorevoli al referendum promosso in aperto disaccordo con la Provincia che ha scelto di affidare la gestione del ciclo idrico ad Acque Bresciane.

«I piccoli Comuni non hanno avuto il margine materiale per convocare il Consiglio e votare il loro sostegno - osserva Mariano Mazzacani, portavoce del comitato Acqua Bene Comune protagonista della campagna referendaria - ma il primo traguardo è stato tagliato di slancio. Ora la Provincia non potrà esimersi dal dare voce ai cittadini».

L’iter prevede un altro passaggio formale: il deposito delle delibere alla Provincia, che dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità del quesito referendario. All’euforia del comitato fa da contraltare la minaccia dei vertici di Acque Bresciane. Il presidente Gianluca Delbarba ha affermato che rinunciare alla parziale privatizzazione significherebbe affossare i 250 milioni di investimenti promessi da A2A, allontanare il pacchetto di opere da 1,43 miliardi (oltre la metà per la sola depurazione) e incappare in 380 milioni di sanzioni dell'Ue. Mazzacani però ribatte. «Gli investimenti sono già ampiamente coperti con il metodo tariffario del full cost recovery, che comprende non solo la realizzazione di nuove opere, la manutenzione, gli impianti di depurazione e gli ammortamenti, ma mette al riparo il gestore persino dalle morosità. Gli investimenti necessari possono essere realizzati senza ostacoli da un soggetto interamente pubblico che, a differenza dei privati, non avendo l'assillo dell’utile, diventa un interlocutore affidabile sia per i finanziatori istituzionali, come Stato e Regione, che per le banche». L'orientamento politico dei Comuni a sostegnodel referendum è trasversale agli schieramenti: si va dai paesi governati dalla Lega come Castelcovati, Travagliato, Coccaglio, Prevalle e Rovato, ai feudi della sinistra come Borgo San Giacomo e Verolavecchia. Mancano i Comuni guidati dal Pd «che contro la consultazione ha dettato un ordine di scuderia - sottolinea Mazzacani - che i sindaci hanno seguito, tradendo la volontà espressa dai cittadini nel referendum nazionale».

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