Super-ceppo, antibiotici zootecnici sotto la lente

di V.MOR.
Si moltiplicano gli scenari
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C’è un comune denominatore nelle ipotesi formulate dagli esperti sulla genesi della carica batterica che ha investito la Bassa facendo ammalare oltre 350 persone: tutte, leggendo la rosa delle 75 fonti sospette fanno riferimento allo stress ambientale a cui è sottoposto ormai da decenni da un territorio oberato da cave, discariche, industrie ad alto impatto e piaga dello sversamento di liquami nei corsi d’acqua. Il Chiese impoverito a monte dai prelievi degli impianti idroelettrici e a valle dall’irrigazione intensiva si sarebbe potuto trasformare in un «brodo» di cultura per il batterio. Ma stando sempre alle osservazioni degli esperti, lo stafilococco potrebbe aver proliferato nelle falde superficiali avvelenate dai nitrati. Non è stata ancora abbandonata l’ipotesi che il germe abbia trovato il suo habitat nei fanghi smaltiti nei terreni agricoli e si possa essere rafforzato attraverso gli antibiotici che vengono somministrati agli animali allevati nelle strutture zootecniche intensive. PERSINO IL FENOMENO della iper-industrializzazione del territorio teatro dell’epidemia potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nella diffusione del batterio potenzialmente nebulizzato dalle torri di raffreddamento delle acciaierie. L’unica certezza è che il l’ondata infettiva non ha ancora una causa e che per questo spaventa ancora di più. Non pare però una coincidenza che si sia sviluppata in un’area appunto a fortissimo stress ambientale ed ecologico.

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