Terapia o molestie hard ? Lo psicologo a processo respinge tutte le accuse

  In aula il  caso di violenza sessuale sul paziente di uno psicologo
In aula il caso di violenza sessuale sul paziente di uno psicologo
  In aula il  caso di violenza sessuale sul paziente di uno psicologo
In aula il caso di violenza sessuale sul paziente di uno psicologo

Tre anni di carcere. È questa la richiesta avanzata dal pm Antonio Pappalardo al termine dell'udienza che vede al banco degli imputati un medico accusato di violenza sessuale aggravata dall’abuso di autorità derivante dalla posizione di psicologo dell’Asl. Ieri in aula, davanti al giudice Roberto Spanò, il professionista ha avuto modo di spiegare la «particolare» forma di training autogeno che gli è valsa la pesante accusa da parte di un paziente 35enne di Travagliato con alcuni problemi di autostima, abuso di alcol e sostanze stupefacenti; una vita a base di «sesso, droga e rock and roll», come aveva spiegato al medico, che allora lavorava in un ambulatorio del paese. La terapia, secondo il racconto della presunta vittima, avrebbe previsto massaggi sempre più insistenti, fino a diventare dei veri e propri palpeggiamenti nelle parti intime. I fatti risalgono al 2007, ma solo sei anni dopo il 35enne ha denunciato il comportamento dello psicologo perché la contezza dell'anomalia l'ha avuta solo confrontandosi con uno psicologo del Noa (Nucleo operativo di alcologia) cui si era rivolto successivamente. «Non ho toccato, ho solo appoggiato le mani sul corpo facendo leggere pressioni», ha dichiarato il medico, negando, a domanda esplicita, di aver mai masturbato il paziente e citando più volte «la tecnica di Schultz». IL NODO DELLA questione, affrontato nella delicata udienza, è stato quello di capire se esistano o meno delle terapie psicologiche che, con l’autorizzazione del paziente, prevedano di farlo spogliare e di toccarlo nelle parti intime. Risposte cercate con il contributo di una psicoterapeuta e uno psicologo, consulenti dell'accusa. Pratiche che, è risultato, violerebbero le norme deontologiche. L’imputato, difeso dall’avvocato Alberto Luppi, ha ripercorso la sua formazione, spiegando di praticare «la psicologia umanistica». Il legale della presunta vittima, l’avvocato Enrico Cortesi del Foro di Bergamo, associandosi alla richiesta del pm sottolinea: «anche i toccamenti nelle parti intime sono violenza, quindi reato». La sentenza è attesa per il 20 febbraio. P.BUI.

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