Terrorista web: «I post non sono miei»

di M.P.
Propaganda terroristica sul web
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Ha risposto per un’ora e mezza alle domande del giudice. Ha fornito quella che, al momento, rimane la sua verità. HA 20 ANNI ed è in carcere con un’accusa molto pesante: apologia del terrorismo. Ma ieri pomeriggio, il giovane bengalese, richiedente asilo ed ospite di una struttura di Montichiari, fino all’arresto, ha parlato e rigettato le accuse. Ad assisterlo, nell’in- terrogatorio di garanzia, l’avvocato Massimo Gilardoni. «Hanno postato altri quelle frasi, usando il mio telefono». Questa, in estrema sintesi, la risposta dell’indagato, alle contestazioni dell’accusa. Una risposta che evidentemente apre scenari nuovi. Si tratta innanzitutto di verificare se quanto detto nell’interrogatorio di garanzia corrisponde alla realtà. E le verifiche sono certamente di un livello tecnico elevato. Le indagini che hanno portato all’arresto in carcere del bengalese sono state condotte dalla Digos della Questura di Brescia con l’apporto, in una seconda fase del Gico della Guardia di Finanza. Prima è stato individuato un profilo in cui venivano postati appelli alla Guerra Santa e video dal contenuto molto cruento. Ora sembra inevitabile che il contenuto di questi video configuri senza mezzi termini l’apologia di terrorismo. Ma c’è la difesa di chi sostiene che a postarli sarebbero stati altri. Quindi, serviranno altre verifiche. Ma nel frattempo la posizione del giovane bengalese è parecchio complicata. «Valuteremo - ha spiegato il legale - un percorso alternativo alla custodia cautelare in carcere dal momento che sono venute meno le misure d’accoglienza». Per ora quindi si sta valutando l’eventuale coinvolgimento di terzi. Oltre a ciò il giovane ha negato il contenuto politico e religioso dei post. Ma , per il 20enne, potrebbe scattare l’espulsione dal territorio nazionale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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