Tragedia in
piscina, annega
a soli 17 anni

di Milena Moneta
La cascina di Ghedi in cui ieri pomeriggio è accaduta la tragediaLa disperazione dei famigliari del giovane annegato  La piscina teatro del dramma I vestiti della vittima
La cascina di Ghedi in cui ieri pomeriggio è accaduta la tragediaLa disperazione dei famigliari del giovane annegato La piscina teatro del dramma I vestiti della vittima
La cascina di Ghedi in cui ieri pomeriggio è accaduta la tragediaLa disperazione dei famigliari del giovane annegato  La piscina teatro del dramma I vestiti della vittima
La cascina di Ghedi in cui ieri pomeriggio è accaduta la tragediaLa disperazione dei famigliari del giovane annegato La piscina teatro del dramma I vestiti della vittima

Si chiamava Said e avrebbe compiuto 18 anni il 10 dicembre: la sua vita è finita ieri pomeriggio in fondo a una piscina nella quale aveva cercato refrigerio dal caldo torrido di una giornata rovente, misurandosi per la prima volta con l’acqua, lui che non sapeva nuotare. LA TRAGEDIA. I suoi genitori, papà Bouchta Wariqi e mamma Hasna, l’amato zio Jawad, lo hanno trovato disteso su un prato, coperto da un pietoso lenzuolo bianco: la cascina Tibemiglia Caccia, in via Isorella, a Ghedi, raggiunta in motorino, è stata la sua ultima meta, quell’acqua fresca il suo ultimo contatto con il mondo. Said, di origini marocchine - era nato a Khouribga, nel centro del Marocco - era in Italia da tempo: a Ghedi viveva con i famigliari, al numero 60 di via Garibaldi. Aveva appena finito il Bonsignori di Remedello specializzandosi in meccanica. E come meccanico aveva frequentato l’azienda agricola della famiglia Caccia grazie agli stage indispensabili per il percorso curricolare. Era diventato amico di tutte le famiglie che abitano nella cascina di via Isorella e spesso si faceva vedere per un saluto. Ieri pomeriggio in cascina però non c’era nessuno: solo una donna in avanzato stato di gravidanza, motivo per il quale, con il termometro oltre i 35 gradi, non si era recata con tutti gli altri al funerale della nonna a Rezzato. Forse - è l’ipotesi più probabile, ma gli accertamenti proseguono - Said, che non era mai entrato in acqua né mai lo aveva chiesto perché non sapeva nuotare, sapendo che in giro non c’era nessuno ha preso il coraggio a quattro mani e si è immerso nella piscina. Una prima volta che gli è costata la vita. Una vita non proprio fortunata dato che tre anni fa, mentre viaggiava in sella alla sua bicicletta, era stato investito ed era rimasto in coma per 45 giorni. Ma ce l’aveva fatta: con la forza dei suoi giovani anni aveva vinto la battaglia per la sopravvivenza. Stavolta però ha dovuto arrendersi. Quando l’unica donna rimasta in cascina è uscita di casa, intorno alle quattro, ha notato le ciabatte vicino alla piscina. Si è chiesta chi mai stesse facendo il bagno e avvicinatasi al bordo ha visto il corpo disteso sul fondo. L’ALLARME. Ha subito allertato i soccorsi, con l’eliambulanza e i Vigili del fuoco arrivati nel giro di pochi minuti. Con le pertiche hanno ripescato Said, ma i tentativi di rianimarlo sono stati inutili. Il medico ha constatato la morte, mentre i carabinieri della compagnia di Verolanuova avranno ora il compito di accertare la dinamica di quanto accaduto. «Se ne è andato il leone più caro, il migliore - commentava ieri lo zio Jawad, circondato dall’affetto della piccola comunità marocchina di Ghedi - Stavo sempre con lui - raccontava cercando di trattenere le lacrime - Mangiavamo insieme, dormivamo insieme, ieri mi ha persino dato 1 euro per il caffè. Ora che ci faccio qui senza di lui? Era lui la vita, ora non posso fare altro che andarmene, non voglio stare nel posto in cui Said ci è stato strappato via». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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