Volpi nel mirino, nuove ragioni per uno stop

È battaglia sul caso volpi
È battaglia sul caso volpi
È battaglia sul caso volpi
È battaglia sul caso volpi

Un intervento sul piano politico e una sentenza recentissima della Corte Costituzionale hanno ampliato nelle ultime ore la campagna che la Lega per l’abolizione della caccia ha avviato contro quello che viene definito il «piano scellerato per l’abbattimento h24 delle volpi in vaste aree dell’Ambito territoriale unico di caccia di Brescia». Un piano iniziato «all’insegna di una pianificazione inesistente, di motivazioni eticamente e scientificamente inaccettabili e sullo sfondo di una protesta on line che sta veleggiando verso le 80 mila firme - ricorda la Lac -. 80 mila cittadini indignati da un massacro inutile che non solo farà divertire per tutto l’anno una parte dei 22 mila cacciatori rimasti nel Bresciano, ma che è operato in modo illegittimo».

L’illegittimità sottolineata dalla Lac deriva da una sentenza della Corte Costituzionale, che ovviamente fa giurisprudenza e che ha accolto un ricorso del Governo. L’atto ha appena «bocciato le disposizioni della legge venatoria della Liguria che autorizzano la formazione di squadre di cacciatori da adibire ai cosiddetti controlli faunistici; controlli, ovvero abbattimenti, che per la legge quadro nazionale sono di competenza esclusiva degli agenti venatori pubblici. Ai cacciatori non è permesso prendere parte alle operazioni coadiuvando gli agenti venatori pubblici, a meno che non siano proprietari o conduttori del fondo sul quale si attua il piano».

È proprio quello che sta avvenendo nel Bresciano col piano volpi (e non solo), e anche sulla base di questa censura, l’associazione ha inviato una lettera aperta al presidente della Regione Roberto Maroni, all’assessore all’Agricoltura Gianni Fava e al dirigente dell’Ufficio territoriale regionale per chiedere «la fine immediata della mattanza».

ALLEGANDO un filmato agghiacciante sul tema, la Lega per l’abolizione della caccia ricorda nella lettera aperta che «le operazioni in atto e le disposizioni autorizzative di controllo della volpe a Brescia sono in plateale contrasto con la normativa venatoria statale (articolo 19 della legge 157 del 1992) anche e soprattutto alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale 139 del 23 maggio (così come precedenti sentenze, 107 del 2014 e 392 del 2005; ordinanza 44 del 2012) la quale ribadisce che i controlli faunistici sono di competenza esclusiva degli agenti venatori pubblici».

«Oltre a questo, ricordiamo che il parere rilasciato dall’Ispra (l’Istituto superiore per la ricerca e la proitezione ambientale) è vincolato da condizioni che sono state ignorate, e che il metodo dell’uccisione in tana, in cui i cani vengono feriti e i cuccioli di volpe sbranati, configura il reato di maltrattamento animale (articolo 544 ter e bis del Codice penale)».

«Il decreto regionale 3276 del 23 aprile scorso - conclude l’associazione citando il via libera al piano di abbattimento - è stato approvato con la falsa convinzione, visto che non ci sono dati, che in alcuni casi le volpi possano predare capi di fauna di interesse venatorio immessa artificialmente negli Atc: oltre settantacinquemila cittadini (tra cui alcuni esperti) contro i seimila cacciatori iscritti all’Atc unico di Brescia chiedono a gran voce di essere ascoltati. Vi invitiamo pertanto a compiere un gesto umano che avrebbe il pubblico apprezzamento».

Suggerimenti